«Le due sentenze della Cassazione, quella di maggio 2014 che cancella la condanna e quella Mediaset dell'agosto 2013 che la conferma, sono similari, con analoghe contestazioni. Ma l'esisto è contraddittorio. L'ultima, che mi sembra ineccepibile, rivede l'orientamento precedente e il relatore, lo stesso Amedeo Franco dell'altra volta, lo scrive esplicitamente».
Il professor Antonio Iorio, docente di Economia dei tributi all'università della Tuscia a Viterbo, è sorpreso dal modo clamoroso in cui la Suprema Corte rinnega se stessa, a così breve scadenza e su un caso dagli importanti profili politici. Iorio è stato uno dei pochissimi ad avventurarsi nel commento del verdetto che ha portato alla condanna a 4 anni di Silvio Berlusconi per frode fiscale, in un saggio sulla rivista giuridica del Sole 24 ore : Guida del diritto. Come il suo collega Enrico Marzaduri, ordinario di Diritto pubblico all'università di Pisa, la criticò in diversi punti. E i suoi dubbi tecnici e le contestazioni in punta di diritto, ora trovano conferma da parte della stessa Cassazione.
Iorio spiega che per questo reato «dal 2000 c'è uniformità sul principio centrale di quando scatta la condotta illecita: all'atto della dichiarazione dei redditi e non prima, quando si procurano le fatture false». Solo che nel processo Mediaset è stato condannato Berlusconi per gli atti preparatori alla frode fiscale e non chi ha firmato la dichiarazione dei redditi, Confalonieri, ritenuto inconsapevole. Per il legale dell'ex Cavaliere, Niccolò Ghedini, è chiaro che quella sentenza è stata un unicum, sia prima che dopo si è deciso diversamente.
E qualcuno si chiede se potrebbe entrare in gioco il Csm. «L'unico profilo di responsabilità - spiegano a Palazzo de' Marescialli - sarebbe quello disciplinare, con un'azione promossa dal Pg della Cassazione o dal ministro. Ma solo in caso di provvedimento abnorme, cioè al di fuori del mondo giuridico, perché non è censurabile l'interpretazione della legge da parte del giudice, si richiede solo che sia motivata adeguatamente».
Il problema è anche: quanto è vincolante una pronuncia della Cassazione e non solo delle Sezioni Unite su quelle successive? «Il giudice - risponde il componente del Csm - se ne può sempre discostare, ma deve spiegare bene perché la pensa diversamente».
È quello che ha fatto Franco, nell'ultima sentenza che corregge se stesso. «Scrive - dice Iorio - citando la sentenza Mediaset: Una tesi che non può essere qui condivisa e confermata, perché contraria alla assolutamente costante e pacifica giurisprudenza di questa Corte e d al vigente sistema sanzionatorio dei reati tributari». Il professore sottolinea due fatti singolari: «In onestà, non è raro che le sentenze siano discordanti. Ma qui il relatore è lo stesso e, a pochi mesi di distanza, corregge l'orientamento seguito, con un esplicito riferimento al caso Mediaset».
Le indiscrezioni filtrate dalla camera di consiglio allora parlarono, in effetti, di una posizione discordante di Amedeo Franco, che
nella sezione Feriale sarebbe finito in minoranza, cosa almeno inusuale. L'anno dopo il relatore parla per la Terza sezione, quella dei maggiori esperti in materia. «Abituati - dice Iorio - a spaccare in quattro il capello».
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