Condannato ma libero. L'assassino ha svuotato il caricatore su Vincenzo

La Procura di Foggia: «Assalto del tutto privo di motivazioni». Il killer aspettava l'Appello

Condannato ma libero. L'assassino ha svuotato il caricatore su Vincenzo

L'assassino ha svuotato l'intero caricatore contro i carabinieri, ha sparato all'impazzata e ha tentato di impossessarsi delle loro pistole aggrappandosi all'auto di servizio. Sono le drammatiche fasi della mattinata di terrore che si è consumata sabato scorso a Cagnano Varano, piccolo centro del Gargano, provincia di Foggia, dove è stato ucciso il maresciallo Vincenzo Di Gennaro, 47 anni, ed è stato ferito un altro militare, il 23enne Pasquale Casertano. Un assalto «totalmente privo di motivazioni», ripete il procuratore di Foggia Ludovico Vaccaro. Il quale spiega che non si tratta di un atto riconducibile alle logiche mafiose che devastano da tempo questa fetta di Puglia, ma «è la dimostrazione che la criminalità ha assunto sul territorio un'aggressività enorme».

Il killer, Giuseppe Papantuono, 67 anni, è stato è stato sottoposto a fermo. Nel febbraio di due anni fa fu arrestato dopo aver accoltellato alla schiena un uomo, che riportò ferite guaribili in venti giorni: fu processato e condannato a un anno di reclusione per lesioni. «La sentenza è in fase di appello», spiega il sostituto procuratore Ileana Ramundo. Papantuono è tornato in libertà e recentemente è stato sottoposto a due controlli: in una di queste operazioni è stato trovato in possesso di alcune dosi di cocaina, nell'altra è stato sorpreso con un coltello, ma ha evitato il carcere perché il codice spiega il pm non prevede una misura cautelare in quanto si tratta di una contravvenzione; nei suoi confronti è stato invece chiesto un decreto penale di condanna.

L'assassino ha minacciato i carabinieri. «Ve la farò pagare». E sabato ha messo in atto una folle e feroce vendetta, una trappola scattata alle 9,30 del mattino in piazza Gernone, nel cuore del paese, quando ha notato l'auto di una pattuglia: Papantuono ha richiamato l'attenzione dei carabinieri, ha fatto cenno di fermarsi e ha sparato con una Glock calibro 9; alla guida c'era Casertano, che è riuscito a proseguire la marcia e si è fermato dinanzi al 118. Sono scattati i soccorsi, ma per il maresciallo non c'era più niente da fare. «Vincenzo sorrideva sempre, avevamo costruito una casa e stavamo progettando il matrimonio», dice la compagna della vittima, Stefania Gualano. L'altro militare è ricoverato nell'ospedale Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo: le sue condizioni si sono complicate, i medici lo hanno operato e sta meglio.

Il procuratore Vaccaro definisce l'agguato «un gesto terribile che ferisce l'Arma, tutte le forze dell'ordine e il Paese intero». «C'è un collegamento prosegue con la situazione del Gargano perché è espressione del livello di aggressività che la criminalità da noi ha raggiunto: una persona sottoposta a due controlli, assolutamente fondati, ha una reazione aggressiva verso lo Stato che si è permesso» di intervenire. Il magistrato sottolinea l'esistenza di un «atteggiamento culturale» che innesca una selvaggia reazione contro le istituzioni. «In questa mentalità spiega vedo il collegamento con la criminalità organizzata». E l'escalation criminale non si ferma.

Ieri sera a Trinitapoli, piccolo centro nella provincia della Bat che però nella geografia criminale pugliese è sotto l'influenza della mafia radicata nei dintorni di Foggia, è stato ucciso un uomo di 63 anni, Cosimo Damiano Carbone, ritenuto un personaggio di spicco dei clan: stava scontando l'ergastolo, ma era ai domiciliari per motivi di salute.

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