Francesco De Remigis
«Sparare contro dei poliziotti con armi da guerra è un atto di terrorismo». Con questa conclusione il tribunale di Bruxelles condanna a 20 anni l'unico sopravvissuto del commando degli attentati di Parigi del 13 novembre 2015. Il 28enne Salah Abdeslam, nato in Belgio da genitori di origine marocchina, è stato infatti riconosciuto colpevole di tentato omicidio, attività terroristica e possesso illegale di armi, insieme con il complice Sofien Ayari. Il processo non riguarda la strage del Bataclan, da cui Abdeslam fuggì senza azionare la cintura esplosiva, ma il secondo atto; quello relativo alla caccia all'uomo che per mesi ha messo l'Interpol sulle sue tracce dopo aver partecipato alla carneficina di Parigi: 130 morti.
Nel frattempo si era rifugiato in Belgio, da cui il commando era partito. Dopo 4 mesi di ricerche andate a vuoto la soffiata decisiva. Nella campagne di Bruxellesc'era il covo della cellula di Salah, responsabile anche dell'attentato all'aeroporto di Zaventem e alla metropolitana. Tre kamikaze si fecero esplodere, 32 morti.
Nessuno dei due imputati ieri si trovava in aula al momento della sentenza. Salah è in carcere in Francia, dove vive nel silenzio. Nessuna attenuante dai giudici, perché i due imputati «hanno mostrato un completo disprezzo per la vita altrui». L'avvocato di Salah annuncia ricorso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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