Confindustria affossa la manovra: «Siamo un Paese a crescita zero e sull'orlo della recessione in caso di nuovi shock». Secondo il Centro studi di Viale dell'Astronomia, che ieri ha presentato le sue previsioni autunnali alla presenza del ministro dell'Economia Gualtieri, il Pil resterà fermo sia nel 2019 sia nel 2020 sulla base di politiche invariate, ovvero con l'innesco delle clausole di salvaguardia. Se invece l'Iva non aumentasse, il tasso di crescita del prodotto interno lordo l'anno prossimo potrebbe attestarsi al +0,4%, due decimi di punto al di sotto di quanto stimato dal governo nella Nota di aggiornamento del Def (Nadef) che viene tacciata di aver «sovrastimato» l'incremento del Pil. Evitare gli incrementi delle aliquote Iva, però, avrebbe un prezzo alquanto salato in quanto il rapporto deficit/Pil salirebbe al 2,8% rispetto all'1,8% stimato quest'anno e all'1,7% che si conseguirebbe in caso di aumento del gettito fiscale. Nonostante tutto questo, la legge di Bilancio del governo giallorosso si profila come «la più restrittiva dai tempi del governo Letta», ha spiegato il capo economista di Confindustria, Andrea Montanino, alludendo agli 8 miliardi di maggiori entrate previsti dalla Nadef.
Non si tratta di un'interpretazione catastrofista. Confindustria, semplicemente, non ritiene che le coperture finanziarie della manovra prossima ventura siano certe e presume che il disinnesco delle clausole sia effettuato aumentando il disavanzo pubblico. Il raggiungimento del deficit programmato per il 2020 al 2,2% del Pil «è problematico perché le coperture indicate nella Nota di aggiornamento del Def non appaiono esaustive. Infatti, metà di esse sono riconducibili agli effetti di misure di contrasto all'evasione che per definizione sono entrate incerte o di tagli di spesa rinviati a una azione di revisione in corso d'anno», si legge nel rapporto. Inoltre, l'operazione che si intende mettere in campo «non sembra essere strutturale, ciò significa che l'anno prossimo occorrerà recuperare ancora 28,8 miliardi» per evitare l'aumento dell'Iva.
Insomma, la fotografia scatta da Confindustria al quadro macroeconomico del nostro Paese è quella di un Paese «in bilico tra ripresa e recessione» che appare «ancora sulla soglia della crescita zero, rischiando di cadere in recessione in caso di eventuali nuovi shock, che soprattutto dal fronte estero sono sempre possibili, come mostra l'elevatissimo grado di incertezza oggi presente sui mercati». E anche l'Istat ieri ha confermato «il permanere della fase di debolezza dei livelli produttivi». L'Italia, dunque, resta intrappolata da un passato che non passa e, come ha notato il Centro studi di Confindustria, il Pil a fine 2020 si attesterà su valori «ancora inferiori del 4,3% rispetto al massimo di inizio 2008: siamo unico paese dell'Eurozona, insieme alla Grecia, a non aver recuperato il calo degli anni della crisi».
«Servono misure anticicliche e un maxi piano infrastrutturale», ha commentato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ieri assente alla presentazione degli scenari economici per il funerale dell'ex presidente Giorgio Squinzi. Le stime di Viale dell'Astronomia, infatti, rappresentano anche un modo per «indirizzare» le policy di Palazzo Chigi.
A Confindustria, in particolare, piace l'idea di un abbattimento del cuneo fiscale più consistente del previsto (almeno 8 miliardi sui 2,7 cifrati nella Nadef) e anche una rimodulazione dell'Iva che
salvaguardi i redditi bassi e di conseguenza i consumi. Se Conte e Gualtieri non dovessero ascoltare i suggerimenti, resta agli atti un rapporto di previsione che, di fatto, demolisce i buoni propositi del governo giallorosso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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