I numeri del Covid sono una strana bestia. Quando le cose vanno male, stiamo lì ad analizzarli come fossero insetti rari. Quando le cose vanno bene diamo loro uno sguardo distratto come al cane di casa. Ora il peggio sembra passato ed ecco l'effetto-Fuffi. Ma forse vale la pena tornare a occuparcene. Perché ieri si sono verificati 1.390 nuovi contagi, con una percentuale di positivi rispetto ai tamponi fatti dello 0,71 per cento e dal 7 luglio siamo tornati sopra quota mille dopo ben 17 giorni a tre cifre (dal 20 giugno a 6 luglio) e questo trend sembra destinato a salire. I contagi settimanali salgono dai 5.140 della settimana dal 25 giugno al 1° luglio ai 6.921 della settimana dal 2 all'8 luglio, con un aumento del 34,65 per cento. La media mobile dell'incidenza dei contagi, calcolati in rapporto a 100mila abitanti, torna sopra quota 10, passando da 8,62 a 11,60. Anche l'Iss, che ha dati in ritardo di qualche giorno, registra la «cessazione del calo dell'incidenza settimanale». Certo, siamo sempre molto lontano dal 50 considerato l'inizio del livello di allarme e del 250 che nei mesi scorsi rappresentava la porta di accesso alla temuta fascia rossa. Ma è possibile immaginare uno scenario inglese, con un aumento di contagi esponenziale, ma pochissimi positivi ammalati seriamente.
Detto che su Twitter il fisico Giorgio Sestili, che analizza i dati sul sito www.giorgiosestili.it, critica l'Iss e i suoi pallottolieri («Davvero oggi (ieri, ndr) dovremo ascoltare la conferenza del monitoraggio Iss? Che vi dice che l'indice Rt è a 0,66? E con dati vecchi di tre settimane? Non se ne può davvero più. Il Covindex è già sopra 1»), il punto è un altro: abbiamo capito che tra diffondersi della variante Delta, comportamenti estivi più disinvolti, assembramenti per feste, partite e movida, percentuali di giovani non ancora vaccinati e di No Vax, i casi nei prossimi giorni cresceranno. Ma quello che conta è che i morti restano bassi e gli ospedali sono vuoti di pazienti Covid. Ieri si sono registrati 25 decessi, siamo fissi sotto quota 100 dall'8 giugno e nell'ultima settimana, dal 3 al 9 luglio, si sono contati 141 decessi, il 28,43 per cento in meno rispetto ai 197 della settimana precedente. Ancora più significativi i dati ospedalieri: ieri si contavano, dei 41.396 attualmente positivi (lo scorso 22 novembre il record fu di 805.947), appena 1.336 ospedalizzati, 1.167 in reparti ordinari e 169 in terapia intensiva. Qui il calo continua: una settimana prima, il 2 luglio, i ricoverati erano 1.682 (calo del 20,57 per cento) e in terapia intensiva erano 213. E un mese fa, il 9 giugno, i dati erano rispettivamente 5.043 e 661. Per i record storici dobbiamo risalire ai 38.507 ricoverati del 23 novembre 2020 e alle 4.068 terapie intensive del del 3 aprile 2020.
E nel pomeriggio la conferenza stampa del presidente dell'Iss Silvio Brusaferro oblitera i concetti suesposti. Punto uno: «La scorsa settimana abbiamo censito come la decrescita si fosse fermata, oggi censiamo il fatto che ci sono più Regioni che hanno cominciato una lieve ricrescita». Punto due: «La variante Delta cresce dal 5,2 di maggio al 27,7% di giugno». Punto tre, il più importante: «L'infezione tende a colpire sempre più l'età giovane, parliamo di un'età mediana di 31 anni, per chi contrae l'infezione.
Ma anche per i ricoveri comincia a scendere: l'età mediana di chi viene ricoverato in ospedale è di 52 anni. Mentre i decessi restano in una fascia di età di 78 anni». Quindi, si contagiano i giovani non ancora vaccinati, muoiono gli anziani che non si sono voluti vaccinare.
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