Contagi, ricoveri e morti: il Covid come l'influenza (con l'incognita autunno)

I dati di questi giorni in linea con quelli dei virus stagionali. Clavenna (Mario Negri): "Emergenza finita con 20-25 decessi al giorno dopo l'estate"

Contagi, ricoveri e morti: il Covid come l'influenza (con l'incognita autunno)

La nuova normalità è vicina. E - stavolta sì - il Covid sarà come un'influenza. A dirlo sono innanzitutto i numeri. I decessi sono poco più di 30 al giorno.

Se scendiamo a 20/25 - si presume nell'arco della prossima settimana - basterà mantenere questa media per poter paragonare il numero di vittime della pandemia ai decessi per influenza. Che, in media, sono 8mila all'anno.

Il paragone tra il virus e le influenze stagionali suonava come un azzardo irrealistico alla fine del febbraio 2020, ora ha senso. Significa che a breve potremo convivere con il Covid senza più parlare di emergenze, senza più chissà quali restrizioni ma semplicemente affrontandolo come un male di stagione. Che non per tutti equivale a qualche giorno a letto con tachipirina e vitamine, ma che porta a complicazioni molto gravi soprattutto nelle persone più fragili. Ovviamente le differenze tra le due patologie sono infinite, a cominciare dalla concentrazione dei casi: per l'influenza i picchi sono strizzati nelle settimane invernali, il Covid sarà «spalmato» nell'arco dell'anno.

Ma se le curve sui casi restano in calo, come ormai è da settimane nella quasi totalità delle regioni, allora potremmo davvero dare inizio alla nuova normalità. Sarà fatta sicuramente di distanziamenti ancora per un bel po', di mascherine al chiuso, di nuovi giri di vaccinazioni. Ma non parleremo più di eccezionalità e, nel tempo, non ci sarà nemmeno più bisogno di un commissario straordinario per coordinare i piani di emergenza.

Tuttavia per poter tirare la riga e parlare davvero di nuova normalità bisogna affrontare ancora due grosse prove: estendere i vaccini a chi non li vuole fare e superare l'impatto dell'autunno, quando avremo quasi sicuramente una ripresa dei contagi.

«Ora la situazione è sotto controllo - conferma il farmacoepidemiologo dell'istituto Mario Negri, Antonio Clavenna - Tutti gli indicatori sono buoni e le curve in costante calo. Ma va detto che la situazione è ancora precaria. Al momento non siamo ancora in grado di capire se la pandemia proseguirà o no. Se la situazione rimane come quella di adesso, allora sì, possiamo dire che il virus è paragonabile a un'influenza. Non solo per i numeri ma anche perchè è più gestibile, con molto meno ricoveri in terapia intensiva e un numero nettamente ridotto di casi gravi. Vediamo tra settembre e ottobre cosa succederà».

La prova del nove sarà poi quando torneremo a frequentare gli ambienti chiusi. È lì che capiremo il vero impatto della variante delta o chissà quale altra. Al momento non stiamo tracciando la versione indiana del Covid e sembra non ce ne sia tutto questo bisogno, al di là di qualche focolaio. Ma con l'autunno non dobbiamo escludere sorprese.

Altra prova da superare prima di dire che è finita è la questione non vaccinati. Il virologo Roberto Burioni lancia l'ultima sfida: «Finora abbiamo vaccinato quelli motivati a farlo. Ora andiamo a scovare gli altri». Anche il generale Paolo Francesco Figliuolo sprona a cercare i 3 milioni di persone che mancano all'appello per la vaccinazione.

«Al di là dei più giovani - spiega Clavenna - è assolutamente necessario intercettare gli indecisi e gli anziani fragili che si sono rifiutati di ricevere l'iniezione.

Si tratta del 20% tra la fascia 60-70 anni e del 13% della fascia 70-80. Probabilmente molti di loro non possono ricevere il vaccino per la presenza di altre patologie ma è la loro categoria, ancor prima dei giovani, a rappresentare la vera urgenza».

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