Roma Non esclude un tagliando al contratto di governo. Spiega la legge di bilancio, che non è stata scritta da Bruxelles e non aumenterà la pressione fiscale. E difende Luigi Di Maio, che per ottenere il reddito di cittadinanza si è battuto come un leone portando nel contratto una misura di cui lui stesso si dice «orgoglioso».
Dura tre ore il faccia a faccia con i giornalisti del presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella tradizionale conferenza stampa di fine anno. Mentre alla Camera è ancora in corso l'esame della contestatissima manovra, il premier rivendica i risultati ottenuti finora dal suo governo. Un esecutivo costruito su un «amalgama tra giallo e verde», non una mescolanza ma un «equilibrio chimico perfetto» tra M5s e Lega, con un'agenda «dettata dai cittadini». «Non siamo il governo delle lobby», afferma. Promuovendo a pieni voti l'esecutivo, senza una parola sui tagli agli investimenti.
Conte non esclude l'ipotesi di un rimpasto nella squadra di governo, che comunque «esula dalla visione del presidente del Consiglio». Se e quando questa esigenza si porrà, «maturerà in seno a una delle parti politiche» e verrà valutata. Anche se si parla - osserva il premier - di «un periodo ipotetico del terzo, quarto o quinto grado». «Un'ipotesi inesistente, non all'ordine del giorno», si affretta comunque a precisare Palazzo Chigi. A conclusione del suo mandato il presidente del Consiglio lascerà la poltrona e non farà campagna elettorale per le Europee. Parlando dei temi della manovra si sofferma sul reddito di cittadinanza, una riforma che «allinea il nostro Paese a tante democrazie avanzate», la rivendica e ricorda quando Di Maio «è stato crocifisso» per aver annunciato dal balcone la misura contenuta in una manovra al 2,4 per cento. «Era la genuina immagine di una forza politica che per anni si è battuta per una misura di civiltà sociale. Avete rievocato figure oscure del nostro passato che non vogliamo ritornino. Io plaudo la forza con cui Di Maio ha portato avanti questa battaglia quando tutti erano contrari», insiste. Mano tesa anche verso Matteo Salvini, seppur con altra enfasi: «Se attribuite alla Lega la vicinanza a chi elude o evade le tasse, fate loro un grande torto».
Sul fatto che nella manovra non si aumenti la pressione fiscale sui cittadini il premier insiste parecchio. Aumenterà sulle banche, sulle assicurazioni, sul gioco d'azzardo, ma non sui cittadini: «L'abbiamo alleggerita in un disegno di politica economica e fiscale non dettata da Bruxelles, anzi negoziata duramente». Anche se poi ammette: «Nel complesso delle misure, nel saldo finale, la pressione potrebbe portare a aumento. Ma vogliamo leggere la manovra?». Per quanto riguarda l'Iva, invece, il presidente del Consiglio, dice senza sbilanciarsi ulteriormente che il governo «confida di evitarne l'aumento anche nel 2020 e nel 2021».
Conte riconosce anche qualche errore commesso, come la tassazione del volontariato, di cui si prende la responsabilità, garantendo che vi porrà rimedio al più presto. Le frasi pronunciate sui pensionati, invece, accendono la polemica politica. Il premier osserva che ora scendono in campo per protestare, ma che li «ricorda silenti quando fu approvata la Fornero». E ancora sul taglio alla rivalutazione degli assegni sopra i 1.
500 euro: «Neppure l'avaro di Molière forse si accorgerebbe di qualche euro in meno al mese». Battute che spingono Palazzo Chigi ad una nuova precisazione: «Faceva riferimento alle sigle sindacali che rappresentano i pensionati e non ai pensionati stessi».
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