Roma - Il premier Giuseppe Conte si traveste da parafulmine per evitare la crisi di governo e cerca di garantire un salvacondotto per il suo vice Matteo Salvini dinanzi alla Giunta per le autorizzazioni del Senato. A dare la notizia, però, non è stato Palazzo Chigi, ma il capogruppo pentastellato nell'organismo, Roberto Giarrusso. «Il presidente del Consiglio, il vicepresidente Di Maio e il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Toninelli depositeranno una memoria, spiegando che sul caso Diciotti ci sia stata una decisione che coinvolge tutto il governo, con responsabilità anche di altri ministri e del presidente Consiglio stesso», ha dichiarato. L'irrituale procedura (il documento, infatti, andrebbe consegnato alla Procura competente) ha il preciso scopo di mostrare che il Movimento non abbandona il proprio partner di governo assumendosi la corresponsabilità nel blocco della nave nel porto di Catania nello scorso agosto.
E su questa falsariga si sono dipanate tutte le precisazioni fornite ieri mattina da Conte durante la sua visita milanese. Il leitmotiv? Non ci sarà «nessuna ripercussione» sulla stabilità dell'esecutivo per il caso Diciotti. «Il dato politico - ha spiegato - è che questa vicenda va inquadrata nell'ambito di una politica specifica del governo nel campo dell'immigrazione e va letto così». La blindatura del periclitante Matteo Salvini è a tenuta stagna e si spinge fino a soglie impensabili per un Movimento che del giustizialismo aveva fatto la sua cifra esistenziale. Ora è vero che il premier non può accomunarsi banalmente ai militanti grillini, ma allo stesso modo non si può non sottolineare come si sia spogliato del suo precedente ruolo di giurista per avallare un documento che, di fatto, suggerisce ai pm come interpretare la decisione del ministro Salvini di negare l'autorizzazione allo sbarco dei migranti, per la quale è accusata di sequestro di persona.
Di qui il surplus di cautela per non irritare l'ala leguleia del Movimento. Dai senatori della Giunta che dovranno votare l'autorizzazione a procedere «non mi aspetto nulla, non mi sostituisco ai senatori che dovranno votare; non voglio mettere fretta ai senatori, hanno tutto l'agio di fare le loro riflessioni e di prendere le loro decisioni». La necessità di non creare ulteriori spaccature negli M5s ha consentito a Conte di sfoggiare un'eloquenza di stile forlaniano. «Io ritengo che si debba sempre privilegiare la trasparenza», ha aggiunto rimarcando che tutto questo «significa esaminare il quesito giuridico proposto e rispondere a quello: una volta che avranno deciso, una mia valutazione la farò». In questi slalom semantici si può cogliere il messaggio rivolto proprio all'ala estrema rappresentata da coloro che vorrebbero Salvini a processo.
«Se poi la trasparenza è stravolgere il quesito giuridico e fare altre valutazioni non lo so; rimane sempre chiaro ed evidente, se guardiamo la legge costituzionale, qual è il quesito giuridico a cui bisogna rispondere, e si risponderà a quello». Dall'altro lato, lo sbarco dei 47 migranti della Sea Watch si può interpretare in modo ambivalente: l'accoglienza, seppur tardiva, è la risultante dell'intesa con i partner europei per la loro redistribuzione.
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