Conte fa melina sul caso Siri e ricatta Salvini sulla flat tax

Il premier per ora non vuole decidere e chiede a Di Maio di "pazientare". No alla Lega sul fisco: non è il momento

Conte fa melina sul caso Siri e ricatta Salvini sulla flat tax

Caso Siri derubricato a «varie ed eventuali» in Consiglio dei ministri e temporaneamente accantonato con un invito a tenere il profilo basso da parte del premier Giuseppe Conte. Mai a memoria d'uomo è accaduto che un cdm fosse convocato su argomenti a piacere quando invece dovrebbe occuparsi di «quisquilie» come le dimissioni di un sottosegretario accusato di corruzione (Armando Siri appunto), delle nomine di Bankitalia e di altre questioncine come l'Autonomia. All'interno della trinità governativa tra il presidente del Consiglio e i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio i motivi di scontro non si contano e ieri durante il forum economico in Tunisia il gelo era evidente anche se hanno pranzato insieme.

Nell'impossibilità di conciliare le posizioni contrapposte di Lega e M5s Conte sembra intenzionato a prendere tempo invece che decisioni definitive. Stretto tra Salvini che ha posto il veto sulle dimissioni di Siri e Di Maio che invece le chiede a gran voce Conte chiede di «pazientare, e non guardare ai dettagli» perché «il governo in totale responsabilità e trasparenza adotterà una decisione su Siri» ma Conte non vuole essere «tirato per la giacca». E i Cinquestelle che dicono? Di Maio fa Ponzio Pilato e lascia in mano a Conte il cerino acceso: «Io mi fido del presidente del Consiglio», e il ministro dello Sviluppo economico se la cava così per non perdere la faccia davanti al suo elettorato.

Per la verità Conte nell'incontro con Siri prima di partire per la Tunisia ha provato ad insistere sulle dimissioni ma il sottosegretario forte dell'appoggio del Capitano ha tenuto il punto. Il premier stretto tra due fuochi cerca di muoversi il meno possibile: le liti all'interno dell'esecutivo fanno male e Conte ancora una volta cerca di barcamenarsi tra i due alleati limitandosi a chiedere a Siri di mantenere «un profilo basso» in attesa che dall'inchiesta emergano novità, attese in particolare dopo la deposizione del sottosegretario alle Infrastrutture. La speranza è che la posizione di Siri rispetto alle accuse si ridimensioni e che tutta la vicenda si sgonfi. In quel caso Conte avrebbe commesso un errore a imporre le dimissioni a Siri contro la volontà del potente vicepremier con il quale comunque ci sono molti altri punti di attrito.

Il primo è più spinoso è quello dell'Autonomia sulla quale anche ieri Salvini è tornato alla carica pressato dai suoi, in testa il governatore del Veneto Luca Zaia. Sull'attuazione dell'Autonomia, dice Salvini «la Lega è pronta e c'è l'impegno anche dei Cinquestelle». Il ministro dell'Interno ricorda che ci sono «milioni di italiani, non più solo al Nord ma anche al Sud che vogliono un Paese moderno, efficiente, fondato sulle autonomie» dunque si aspetta che il governo «a brevissimo approvi le autonomie».

Ma chissà se, come è probabile, anche questa volta i Cinquestelle si metteranno di traverso per frenare un'Autonomia che fa paura soprattutto al Sud. Intanto a mettersi di traverso su un altro tema che sta a cuore a Salvini, la flat tax, ci pensa lo stesso Conte che da Tunisi dice: «Non è questo il momento di parlare di riforma fiscale». Il premier come al solito cerca di trovare una formula per frenare il provvedimento pur dichiarando di volerlo sostenere.

«La vogliamo realizzare, ci teniamo ma abbiamo una manovra da realizzare per lavorare poi con tutto l'agio alle misure fiscali», dice Conte come se non fosse la manovra il testo nel quale andrebbe inserita la flat tax. E pure rispetto al dossier libico le posizioni di Conte e Salvini restano distanti. Il premier nonostante «il buon rapporto personale con Haftar» non giudica positiva l'opzione militare».

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