«Stiamo fermi, così non lasceremo indietro nessuno». Una geniale vignetta di Altan, sparata in prima pagina da Repubblica, sintetizza il momento del governo. Ed è la critica che più fa male al presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ieri, parlando al consiglio confederale della Uil, è sbottato: «In questi giorni - ha scandito dal palco- c'è chiacchiericcio quotidiano, un bla bla costante, continuo, che spesso affiora anche sulle pagine dei giornali, soprattutto nei titoli, che ci descrive come un governo attendista, incapace di prendere decisioni risolute».
L'accusa non è nuova, ma ora le frecciate continue arrivano dall'interno della maggioranza. Dopo le scosse lanciate nei giorni scorsi da Zingaretti, ieri Andrea Orlando ha suonato la stessa musica in un'intervista al Corriere: «Non abbiamo gelosie, -ha detto riferendosi al ruolo da solista di Conte- abbiamo preoccupazioni sul fatto che i dossier si sommino, piuttosto che si chiudano». E preoccupazioni analoghe arrivano da un esponente grillino di governo che giorni fa se la prende con la vocazione che Conte ha ereditato dalla precedente vita professionale: «Media su tutto. E quando decide?».
Conte avverte il quadro politico che si muove e si gioca la sua partita solitaria. I dossier che contano si accumulano per il semplice motivo che le componenti della maggioranza sono in disaccordo quasi su tutto, a parte la fede nelle proprietà taumaturgiche di una maggiore spesa pubblica. E allora al premier non resta che cavalcare l'onda del consenso guadagnato recitando la parte del frontman dell'emergenza, finché dura. L'altra sera si è giocato una photo opportunity da family man presentandosi con la compagna Olivia Paladino allo spettacolo all'aperto dei «ragazzi del cinema America», un classico prodotto del culturame della sinistra romana con relativi sponsor istituzionali, ma che passa ancora per iniziativa spontanea giovanile (la velina vuole che l'idea della passeggiata trasteverina sia stata proprio di lady Conte). Ieri al consiglio della Uil si è invece lanciato in toni eroici: «Questo governo ha assunto decisioni che mai sono state prese nella storia repubblicana». E ancora: «Noi siamo quelli, e lo vedrete a inizio settimana, della semplificazione più coraggiosa che sia stata fatta nel nostro Paese. Noi siamo quelli del patto di rilancio più ambizioso che sia stato mai realizzato».
Che dietro ai paroloni non ci fosse granché non è però sfuggito ai sindacati, a partire dal padrone di casa, il neo segretario della uil Pierpaolo Bombardieri, che ha ringraziato Conte per la partecipazione, ma lo ha anche parlato di «discorso istituzionale», chiedendo che sia seguito «da fatti concreti» e lo ha anche avvisato: «Se non rispetterete quei lavoratori, quelle lavoratrici, quei giovani, quei pensionati, se non li ascolterete, siamo pronti a ritornare in quelle piazze».
Conte ammette gli errori sulla cassa integrazione ma promette di riformarla. Anche perché sarà proprio la Cig a comprare tempo al premier rinviando l'autunno caldo e permettendogli di restare centrale.
«Il pallino in questa legislatura è in mano ai 5 stelle non al Pd -dice un acuto lettore di tarocchi della politica come il leader Dc Gianfranco Rotondi- se i grillini mollano Conte esplodono. E, comunque vada, e io sono convinto che il premier resterà protagonista, anche con assetti diversi che potrebbero includere un leader come Berlusconi che non sarà mai la spalla di Salvini».
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