Politica

Conte rinnega i dl Sicurezza (e pure sé stesso)

Attacca Salvini sull'immigrazione e boccia i decreti Sicurezza. Ma dimentica forse che quei decreti portano la sua stessa firma e che le politiche migratorie erano condivise da tutto il suo governo

Conte rinnega i dl Sicurezza (e pure sé stesso)

"Salvini da ministro dell’Interno sui rimpatri e sull’immigrazione ha fallito. È un dato di fatto". Potrebbe averlo tranquillamente detto Carola Rackete oppure uno dei tanti ultrà dell'accoglienza che muovono le navi buoniste nel Mediterraneo centrale oppure Laura Boldrini che col leader del Carroccio c'è sempre andata giù pesante. E invece no: a tirar fuori dal cilindro un'assurdità tale (tra l'altro smentita dai numeri), è quel Giuseppe Conte che oggi si ritrova accidentalmente a capo di un frastornato Movimento 5 Stelle ma che appena due anni fa sottoscriveva e addirittura benediceva la politica migratoria del Capitano leghista. Ora il vento è cambiato. E, per raccimolare un pugno di voti in più e lisciare il pelo alla sinistra, non gli resta che rinnegare tutto. Persino sé stesso.

Andatevi a riascoltare i video che si trovano in rete: settembre 2018. Se non è una controfigura, quello in giacca blu e cravatta a quadretti, seduto alla destra di Matteo Salvini, è Conte in persona (guarda qui). È lì non per un caso fortuito: sta presentando i contenuti del decreto Sicurezza appena licenziato dal suo governo. Agli italiani spiega: "In un quadro di assoluta garanzia per quel che riguarda la tutela fondamentale dei diritti delle persone, in un quadro di assoluta garanzia per quel che riguarda per quel che riguarda le convenzioni internazionali a cui l'Italia aderisce e i principi che sono sia nella nostra Costituzione, nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e nei Trattati, noi andiamo a operare un sistema di riordino e di revisione per una più efficace disciplina". Chiaro, no? Sì, ma non per Conte.

A distanza di appena due anni, ecco l'ex premier rimangiarsi tutto quanto e, in un'intervista al Corriere della Sera, riscrivere completamente la storia di quei giorni scatenando l'imbarazzo e l'ilarità generale. "Già quando era un mio ministro cercai di fargli capire che un problema così complesso non si affronta con demagogia, facendo la voce grossa in televisione, sui giornali e sui social", dice oggi. Ma non si ferma qui. Valica completamente il regno dell'assurdo e rincara la doce rivelando che a suo tempo aveva chiesto a Salvini "di migliorare il sistema dei rimpatri" e che questi non ci era riuscito "pur avendo i pieni poteri di ministro". Quindi, dulcis in fundo, sui decreti Sicurezza se ne esce dicendo che "hanno messo per strada decine di migliaia di migranti dispersi per periferie e campagne".

Ma come? Ci troviamo davanti alla stessa persona? Purtroppo sì. Non è la prima volta che Conte ha delle amnesie selettive sul suo primo governo, quello che vedeva Lega e Cinque Stelle andare più o meno d'accordo. Anche sullo stop alla nave Gregoretti, al pari del socio Luigi Di Maio che al tempo, per incastrare Salvini, parlò "atto di propaganda", se ne uscì dicendo che a decidere fu solo il ministro dell'Interno. Cosa aspettarci allora? Nulla di più.

Rientra nel personaggio.

Commenti