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Conte si rimangia il taglio Iva e prepara la giravolta sul Mes

Niente calo delle aliquote, solo uno sconto per chi usa il bancomat. Fondo salva Stati? "Non è un tabú"

Conte si rimangia il taglio Iva e prepara la giravolta sul Mes

Alla fine il premier Conte lo ammette. Tagliare l'Iva «costa troppo». Dopo essere stato stoppato dalla sua stessa maggioranza quando due settimane aveva proposto una riduzione per far ripartire i consumi, oggi in una intervista al canale spagnolo Nois, il presidenre del consiglio riformula: «Abbassare l'Iva è molto dispendioso farlo come ha fatto temporaneamente la Germania, richiede uno sforzo economico notevole. Può servire a far ripartire i consumi». E rilancia il suo compromesso. Si ridurrà, forse, solo su alcuni settori e solo per i pagamenti digitali: «L'ipotesi cui stiamo lavorando è collegare un lieve abbassamento dell'Iva, semmai temporaneo, a pagamenti digitali, per cui chi paga con moneta elettronica può beneficiare di un piccolo sconto. Questo incentiverebbe molto i pagamenti digitali con la conseguenza che potremo recuperare un'economia in parte sommersa, per cui tutti pagano le tasse, tutti pagano meno».

Ma al di là degli annunci, tra il fronte interno, da dove gli piovono accuse di attendismo per Autostrade, e quello europeo, dove c'è il rischio che il «suo» Recovery Fund venga ridimensionato, il sentiero è stretto. Lui prova a uscire dall'angolo e alla vigilia della tappa olandese del suo tour nella Ue invia un doppio avvertimento: non ci sarà «nessun rimpasto» di governo, e il piano di aiuti della Ue va approvato «entro luglio» altrimenti saranno danni per tutti, non solo per Italia.

Oggi il tour del presidente del consiglio dopo Portogallo e Spagna fa tappa in Olanda: è la più difficile, lo scoglio più alto in vista del consiglio europeo del 17 luglio. Ci sarà il faccia a faccia con il primo ministro, Mark Rutte, nonché leader di quei Paesi frugali che rischiano di far saltare i piani di Conte sull'entità degli aiuti europei. A lui, preannuncia Conte «spiegherò che abbiamo fretta nell'interesse di tutti, non solo nostro ma anche dell'Olanda. Più rischiamo di ritardare, più rischiamo di elaborare una risposta inefficace. Se noi lasciamo che si distrugga il mercato unico i danni saranno anche per l'Olanda non solo per Italia, Spagna, Portogallo e Francia. Anche l'Olanda beneficia dal mercato unico, si avvale dell'economia europea. Quindi anche nel loro interesse è una reazione chiara e immediata».

Sul Recovery Fund, che rischia di venire ridotto a 500 miliardi da 750, «i tempi sono determinanti. E con il presidente Sanchez siamo d'accordo: ci batteremo perchè si possa formalizzare questo negoziato già al prossimo vertice o comunque nel mese di luglio».

Sul ricorso al Mes il premier respinge le accuse di chi gli imputa una presunta strategia del rinvio per non far ballare la maggioranza: «Non è mai stato un tabù: ho semplicemente detto che non puntiamo sul Mes perché non è la risoluzione dei nostri problemi. Ogni Stato - aggiunge - deve misurarsi con la propria opinione pubblica e il proprio Parlamento. Non è che non voglio parlare di Mes per non affrontare il problema e fuggire alle mie responsabilità è che affrontarlo adesso significa fare una battaglia astratta, che addirittura può diventare ideologica. In Italia c'è chi dice sì al Mes per principio e chi dice no al Mes per principio.

A me interessa un approccio pragmatico e quel che serve alla comunità nazionale».

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