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Conte vuole logorare Draghi ma i grillini divoreranno lui

L'ex premier punta alla rivincita col voto anticipato. Il M5s non ci sta: "Non andremo a casa prima"

Conte vuole logorare Draghi ma i grillini divoreranno lui

Eureka. Giuseppe Conte è convinto di aver trovato la strategia giusta per tornare protagonista. L'ex avvocato del popolo italiano da qualche giorno si è ringalluzzito. E, nonostante i problemi con Davide Casaleggio, ha ricominciato a dettare l'agenda. Il suo scopo, a lungo termine, è quello di arrivare alle elezioni anticipate subito dopo il semestre bianco. Per farlo, l'unica strada è quella di logorare il governo di Mario Draghi. Un gioco che però espone l'avvocato al rischio di difficoltà interne. Infatti nessuno dei parlamentari Cinque Stelle vuole andare a casa prima del tempo. Insomma, Conte potrebbe essere logorato a sua volta dall'ostruzionismo dei gruppi parlamentari grillini. Comunque, a riprova del rinnovato dinamismo contiano citiamo le voci, riportate da alcuni giornali, che vedrebbero un M5s tentato dall'azzardo di mollare Mario Draghi da un momento all'altro. Una fonte parlamentare di primo livello con il Giornale smentisce le tentazioni da parte dei big e degli eletti di Montecitorio e Palazzo Madama: «Nel Movimento solo uno vuole lasciare Draghi e non sta in Parlamento». Si tratta, naturalmente, del leader grillino in pectore. L'ex premier brama la rivincita dopo l'operazione politica che lo ha fatto traslocare da Palazzo Chigi. Tra i Cinque Stelle c'è chi sostiene che il suo unico scopo sia quello di tornare a Chigi. Un sogno difficile da realizzare, se le percentuali degli stellati corrispondessero nella realtà ai numeri accreditati dai sondaggi. Più realistico pensare che Conte voglia tornare al governo, magari come ministro. Senza fretta, ma senza tregua, il percorso che ha nella testa il neo leader del Movimento dovrebbe portare a un ritorno sulla scena che conta. In un quadro del genere, lo scettro di capo politico del partito fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio sarebbe più che altro funzionale alla scalata del potere. Perciò in tanti scommettono che all'indomani della ratifica della sua leadership, Conte farà partire l'operazione di logoramento della maggioranza che sostiene l'ex governatore della Bce. Il primo appuntamento per marcare i distinguo sarà la riforma della giustizia. Un antipasto della determinazione dell'avvocato di Volturara l'abbiamo avuto con la precisazione sulle scuse garantiste di Luigi Di Maio all'ex sindaco di Lodi Simone Uggetti. Conte ha tracciato la linea che lo separa dalla conversione - o maturazione - del ministro degli Esteri. Garantisti sì, ma non troppo.

A partire dal 3 agosto, inizio del semestre bianco, ci saranno sei mesi per dipanare la strategia. In modo da farsi trovare pronti a febbraio del 2022. Quando il nuovo inquilino del Quirinale potrà sciogliere le Camere. Con Draghi sul Colle più alto, l'operazione della chiamata alle urne sarebbe più semplice. Con uno schema diverso, bisognerà forzare la mano. In mezzo ci sono le comunali nelle grandi città, su cui Conte non vuole mettere il cappello, e la risoluzione della diatriba con Davide Casaleggio. Con il voto anticipato, Conte plasmerebbe il suo M5s. Le liste sarebbero piene zeppe di fedelissimi, mentre una deroga al limite dei due mandati salverebbe solo qualche super-big.

Come tutti i piani ambiziosi, anche quello del prossimo capo politico ha le sue trappole. Un ostacolo non indifferente sono i gruppi parlamentari attuali, riluttanti anche a pagare il nuovo contributo mensile al partito. Se il neo leader provasse a logorare Draghi, deputati e senatori logorerebbero Conte.

«Nessuno vuole andare a casa prima», tagliano corto dal M5s.

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