Il mutamento del baricentro politico europeo è evidente, e la Francia è soltanto l'ultima in ordine di tempo ad aver svoltato a destra. Se da un lato è effettivo che la politica attuale delle destre europee abbia fatto leva su campagne anti immigrazione legate al terrorismo jihadista per sfondare, le tendenze polacche, austriache, svizzere e slovacche sono la sintesi di un trionfo alle urne che è indipendente da quanto sia esistente o meno una minaccia terroristica. Tendenze in antitesi a Paesi che pur soffrendo l'ondata migratoria degli ultimi tempi (Italia, Spagna, Grecia, Croazia e Slovenia su tutti), non presentano particolari ascese di forze politiche conservatrici.Prima di Marine Le Pen c'è stata Beata Szydlo, leader della vittoria in Polonia di Diritto e Giustizia. Lo scorso ottobre il movimento di destra ha spazzato via Piattaforma Civica, che governava da un decennio. Cattiva gestione dell'esecutivo sconfitto? Nulla di tutto questo. La Polonia viene definita dagli analisti internazionali come un Paese dinamico che non ha accusato in alcun settore la crisi economica degli ultimi anni. La Szydlo ha giocato la carta della sicurezza, fondando la propria campagna elettorale sul rifiuto di fare della Polonia un grande centro di accoglienza con il pericolo di derive jihadiste.Ha i contorni di un colpo di scena il risultato delle regionali austriache. Vienna ha sempre avuto una connotazione socialdemocratica, strizzando l'occhio alla sinistra. Ma l'11 ottobre scorso il Governatore uscente Michael Haupl ha vinto per una manciata di voti su Heinz Christian Strache, rappresentante dell'Fpo, equivalente austriaco del Front National francese. L'ascesa del suo movimento è inarrestabile. I consensi della destra si sono triplicati, al punto che il Freiheitliche Partei Osterreichs è l'unico competitor sulla piazza per i socialisti.E che dire della Slovacchia? Non ci sono profughi nelle periferie di Bratislava, Zilina e Kosice. Il Paese è fuori dalle rotte dell'immigrazione che transitano da Ungheria, Serbia e Croazia. Eppure la nuova spinta dalle forze politiche di estrema destra è palese. Il Partito del Popolo guadagna consensi e il suo leader Jan Slota è persino riuscito in parlamento a convincere il governo a diffidare Bruxelles sul possibile piano di accoglienza migranti.Dal canto suo la Svizzera ha sempre visto come una stonatura l'arrivo di qualsiasi tipo di migrante, e l'Udc, forza politica nazional-populista, si è avvalsa di questa avversione per far proprie le consultazioni dello scorso 18 ottobre, conquistando 65 seggi su 200 del Consiglio nazionale. La Svizzera non è certo sotto il fuoco incrociato dell'Isis, ma il 46% della popolazione ritiene il tema della sicurezza prioritario. Oggi si rinnova il Consiglio Federale e alla successione dell'avvocato Eveline Widmer Schlumpf si daranno battaglia tre esponenti dell'Udc, Thomas Aeschi, Guy Parmelin e il ticinese Norman Gobbi.E se l'Ungheria di Orban e del muro non fa quasi più notizia, vale la pena sottolineare che in Islanda i conservatori del Partito dell'Indipendenza hanno ottenuto una valanga di consensi, guadagnando 19 seggi al Parlamento. Il loro leader, Bjarni Benediktsson, 45 anni, continua a crescere in popolarità e secondo gli analisti tra due anni governerà l'isola. Le ricette economiche ispirate all'austerità e al rigore, che hanno permesso all'Islanda di uscire dalla recessione, con un Pil in salita e una disoccupazione in calo, non sono piaciute agli elettori. Tutto questo perché Benediktsson, lo dicono i sondaggi, «infonde sicurezza».
Si vira a destra anche in Danimarca. Nonostante il Partito Socialdemocratico sia ancora l'organizzazione politica più votata, a luglio il Dansk Folkeparti (Partito del popolo danese) è stato il vincitore morale delle elezioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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