Enrico Letta e Matteo Salvini litigano, se uno dice una cosa allora l'altro dice l'esatto opposto. I leader di Pd e Lega sono d'accordo solo sul sostegno al premier Mario Draghi. Ma a questo punto è lecito chiedersi per quanto tempo ancora riusciranno a stare nella stessa maggioranza. Lo stillicidio è quotidiano, la convivenza al limite dell'impossibile. E se poi ci mettiamo anche Giuseppe Conte, leader M5s, che annuncia guerra all'ultimo sangue sul reddito di cittadinanza ed è tentato dal voto nel 2022, abbiamo il quadro di una situazione alquanto precaria.
Sullo sfondo l'elezione del presidente della Repubblica, con tutte le trame e gli intrecci del caso. Ed ecco che Letta inaugura un'altra giornata di bisticci. Lo fa da Lamezia Terme, provincia di Catanzaro, dove si trova per un'iniziativa elettorale a sostegno della candidata governatore appoggiata da Pd e M5s Amalia Bruni. «Ho sempre detto che in questo periodo, per quanto ci riguarda, quello che conta è fare uscire l'Italia dalla pandemia, ripartire», esordisce. Poi spara la bordata al segretario del Carroccio. «Salvini su questi temi è totalmente irrilevante sull'agenda di governo - attacca l'ex premier - quello che lui dice non si fa e credo che questo sia il motivo per cui le cose stanno andando bene». Insomma, «l'agenda di Draghi è l'agenda del Pd», come va ripetendo da settimane il segretario dem, nonostante l'alleato Conte voglia spingerlo a staccare la spina. Letta gioca a far emergere le differenze all'interno della Lega, che pure ci sono, ad esempio sul Green Pass. «Noi lo sosteniamo, Salvini no», insiste. «La parte principale della Lega ha deciso di non seguire Salvini», sottolinea.
Da annotare però che la permanenza al governo sta provocando fratture anche al Nazareno, seppure meno plateali. Il segretario è stretto tra l'ala sinistra del partito - incarnata da esponenti come il vicesegretario Giuseppe Provenzano - che vorrebbe mettere un po' più di pressione all'esecutivo, soprattutto sul lavoro e sui temi sociali, e i «riformisti», ex renziani, che teorizzano un sostegno senza se e senza ma a Draghi. Anche il M5s è percorso da divisioni latenti. Conte coltiva il sogno di tornare a Palazzo Chigi già l'anno prossimo, i grillini «governisti», Beppe Grillo compreso, appaiono più vicini al presidente del Consiglio. Da Bovolone, provincia di Verona, Salvini non va tanto per il sottile. «Non è mica facile governare con Letta, Conte e Di Maio. Ti alzi la mattina è uno vuole lo Ius Soli, uno la patrimoniale, il ddl Zan», arringa il leghista. Quindi la conclusione: «Non è semplice: a volte vinciamo e a volte perdiamo». «Con Pd e M5s ci facciamo il fegato grosso», ripete l'ex ministro dell'Interno una volta arrivato a Pordenone. E mentre il M5s prepara la contraerea sul Rdc, la Lega scava la sua trincea su Quota 100. «Se a sinistra qualcuno pensa di tornare alla legge Fornero la Lega farà le barricate», mette in chiaro Salvini. «Salvini è di fatto all'opposizione» rimarca Letta da Cosenza. «Più sedie vuote che cittadini per Letta e il Pd a Cosenza», ribatte a distanza Salvini, alimentando il bizzoso minuetto di giornata. E ancora il segretario dem: «Non ne azzecca una Salvini in questo periodo.
Posto la foto per amor di verità. A Cosenza 33 gradi e le persone cercavano l'ombra in piedi alle 12. C'erano centinaia di persone a Cosenza». Il primo dei due che passerà dalle parole ai fatti metterà in crisi il governo.
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