Il fotografo dei vip torna nel suo mondo e giura che non metterà più piede in galera. Una promessa già fatta in passato, ma che questa volta potrebbe segnare l'inizio di un nuovo capitolo per Fabrizio Corona. Dopo anni di problemi con la giustizia e storture giudiziarie, ieri per lui è arrivata una bella notizia.
Il giudice del Tribunale di Sorveglianza di Milano, Simone Luerti, infatti, ha modificato alcune prescrizioni imposte al fotografo, che potrà tornare a svolgere la sua attività lavorativa. Tolti anche i paletti che gli impedivano di accedere ai social e ai «mezzi di comunicazione esterna», come telefono e email, perché secondo il magistrato «l'elemento pubblicitario e mediatico è una componente essenziale della sua peculiare attività». Potrà perfino rilasciare interviste, ma non «con riferimento diretto all'andamento» dell'affidamento terapeutico in corso. Soddisfatti i suoi legali Ivano Chesa, Antonella Calcaterra e Luca Sirotti. Corona era tornato in carcere nell'ottobre del 2016 quando nel controsoffitto dell'abitazione di una collaboratrice erano stati trovati un milione e settecentomila euro riconducibili a lui. Il 21 febbraio scorso gli era stato concesso l'affidamento in una struttura di Limbiate, per essere sottoposto a terapie per la disintossicazione, ma poteva uscire solo dalle 7 alle 20 per andare in comunità e il suo lavoro e il suo ambiente erano considerati «incompatibili con le esigenze trattamentali e terapeutiche». Questa revisione contribuisce invece ad ampliare la libertà del paparazzo, perché potrà rimanere fuori casa fino alle 23.30 e muoversi in tutta la Lombardia. Per ottenere permessi «speciali», come lasciare la regione, invece, saranno necessarie autorizzazioni ad hoc firmate dal giudice. E ora promette di guardare avanti e guarda al passato solo in un'intervista, che uscirà oggi sul Chi, in cui ripercorre l'arresto avvenuto 2 anni fa davanti al figlio e parla della sua vicenda giudiziaria come di una «guerra».
«Io come singolo individuo - racconta - contro un macigno più grande e forte di me che non voglio identificare con nessun nome altrimenti, dopo quest'intervista, ricominciamo da capo. E come me, vittima della mala giustizia, ci sono tante brave persone».
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