N cd che frena da una parte, i magistrati che criticano dall'altra. I dubbi, le incertezze nella maggioranza, gli attacchi dall'opposizione. Non è così facile riformare le norme anti corruzione e quelle sulla prescrizione. Per rispondere a un'opinione pubblica sconvolta dallo scandalo di Mafia Capitale, Matteo Renzi ha annunciato che stamattina il Consiglio dei ministri avrebbe approvato pene più severe per chi prende le mazzette, confisca dei beni e tempi più lunghi per la morte del processo. Ma poi ha dovuto dare un contrordine: il governo si prende un giorno in più. Anzi, uno e mezzo, visto che a Palazzo Chigi la riunione è alle 18.
Sempre poco, per conciliare le due anime della maggioranza, che sulla giustizia arrivano puntualmente a scontrarsi. Gli alleati alfaniani, infatti, si sono subito messi di traverso. I renziani fanno muro e li sfidano a spiegare si oppongono al giro di vite. «Non è saggio - avverte Fabrizio Cichitto - legiferare sulla base dell'onda emotiva suscitata da fatti gravissimi come sono quelli romani. È assolutamente necessario accelerare i processi e non allungare i tempi della prescrizione». Stesso concetto espresso da Maurizio Gasparri di Fi.
Ncd non vuole che sia stravolto l'impianto dell'ex Cirielli, che invece l'Anm vorrebbe demolire. È «insufficiente», insiste il sindacato delle toghe, il ddl governativo, con lo stop della prescrizione dalla sentenza di primo grado, più 2 anni per l'appello e uno per la Cassazione. Per il presidente Rodolfo Sabelli e il segretario Maurizio Carbone bisogna interrompere i termini con la richiesta di rinvio a giudizio.
I problemi, naturalmente, sono anche nelle novità sull'anti corruzione. Quelli tecnici, in cui si stanno districando al ministero della Giustizia, più ancora quelli politici. Il premier vuole portare da 4 a 6 anni la condanna minima, ma sembra difficile non alzare anche quella massima, che da 8 anni potrebbe arrivare a 10 o 12, allungando automaticamente anche la prescrizione dello stesso tempo. Oppure, bisognerebbe equiparare i reati contro la Pubblica amministrazione a quelli di mafia, con un tetto raddoppiato per la sentenza definitiva.
Secondo l'Anm, però, «il vero problema non è tanto nella misura della pena, ma nella necessità di rompere il patto corruttivo», con «soluzioni anche premiali» e interventi sui collaboratori di giustizia.
Posizioni cui il Guardasigilli Andrea Orlando va incontro: indica come «strada maestra» quella di «estendere gli strumenti adottati contro la criminalità mafiosa» ai patrimoni dei corrotti. «Più che di inasprimento - spiega - parliamo di congruità della pena: l'aggressione dei patrimoni ha una fortissima deterrenza».
E aggiunge che bisogna reintrodurre «un serio falso in bilancio», perché così «si crea il nero necessario ai processi corruttivi».Renzi, che all'inizio pensava a un decreto per riformare il processo penale, con anti corruzione e prescrizione, domani vuol fare approvare a tutti i costi il suo ddl. Ma poi la battaglia inizierà in Parlamento.
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