La regione Piemonte è seduta su un cratere profondo 5,8 miliardi. E ora quel disavanzo monstre, impietosamente sottolineato dalla Corte dei Conti, mette in difficoltà il governatore Sergio Chiamparino. I magistrati contabili strigliano l'ente nel corso della cosiddetta udienza di parificazione del bilancio 2014. Vengono messe in fila alcune criticità, con bacchettate destinate a Cota ma anche al suo successore, e il procuratore Piero Floreani sottolinea «l'inadeguata incidenza dell'azione correttiva della regione che, ad avviso di questa procura, mal si concilia con il dovere di perseguire obiettivi di riequilibrio finanziario». Insomma, il buco rischia di allargarsi e la situazione, già al limite, potrebbe pure «peggiorare». Chiamparino incassa e prova a disinnescare la grana: «Nessuna sorpresa, il quadro è molto complesso, ma come ho già dichiarato l'anno scorso, non intendiamo fare spallucce o esimerci dal farci carico della continuità dell'ente».
Parole che fanno a pugni con i numeri: per la Regione questo disavanzo si traduce in una rata annuale di 800 milioni per i prossimi sette anni, «ma con un bilancio di 400 milioni è praticamente impossibile». Il problema è che la giunta Chiamparino aveva concordato con il ministero dell'Economia un decreto che avrebbe alleggerito non di poco il peso. Ma questo provvedimento è sfuggito fra le mani, come una saponetta. È l'assessore Aldo Reschigna a fare due calcoli: «Il decreto ci permetterebbe di risolvere il problema per circa 3,9 miliardi». La voragine si ridurrebbe, la rata che potrebbe strangolare la finanza piemontese fino al 2022 scenderebbe, si fa per dire, a 230 milioni l'anno. Tantissimo, ma pur sempre meno di quella, astronomica, che oggi minaccia le istituzioni come una frana incombente.
I tempi non tornano, anzi sono peggio delle cifre. In sintesi il governo, che pure è o dovrebbe essere amico della giunta Chiamparino, non ha varato il decreto tanto atteso e lo ha inserito nella legge di Stabilità. Solo che cosi, secondo i preoccupatissimi politici piemontesi, rischia di non servire a niente. Perché i malandati bilanci si chiudono a dicembre, ma la legge di Stabilità entra in vigore il 1º gennaio.
Siamo dentro la crisi che costringe tutti a ridurre le uscite all'osso, ma siamo anche dentro un
pasticcio politico-tecnico di cui non si vede l'uscita. Chiamparino promette, come Churchill, «lacrime e sangue» Ma invoca chiama in aiuto anche Roma e il governo Renzi. Altrimenti la Regione sprofonderà in quel cratere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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