Roma - Per ora (e per una volta) hanno vinto i contribuenti. Ma è una vittoria provvisoria perché, come spesso succede quando si tratta di fisco, le regole sono poco chiare e nessuno fa niente per migliorarle.
La vicenda è quella della rottamazione delle cartelle e della possibilità di compensare i pagamenti con eventuali crediti che aziende e professionisti hanno con la pubblica amministrazione. Nella legge che regola la sanatoria questa possibilità non è prevista, nemmeno per i crediti già certificati dal Ministero dell'Economia. Confedercontribuenti ha fatto ricorso per vedere riconosciuto un diritto che dovrebbe essere scontato: la possibilità di compensare riguarda infatti tutte le somme iscritte al ruolo, quindi non c'è ragione di non riconoscerla a chi ha aderito alla rottamazione. Il tribunale tributario di Catania ha dato ragione all'associazione di contribuenti con una sentenza che riguarda una ditta di pulizie che lavora per il pubblico e aveva chiesto all'Agenzia delle Entrate e al Ministero dell'Economia la possibilità di compensare i molti crediti con il pagamento della rottamazione.
Nessuna risposta dal governo. L'ente riscossore della Sicilia ha invece battuto cassa. Quindi il ricorso di Confedercontribuenti e la decisione del tribunale tributario che ha dato ragione all'azienda, sostenendo che l'assenza di ogni riferimento alla compensazione nella legge non significa necessariamente che sia esclusa.
I giudici hanno concesso una sospensiva, dando torto a Riscossione Sicilia e riconoscendo all'azienda la possibilità di saldare la prima rata della rottamazione con i crediti. Una possibilità che a questo punto hanno tutti i contribuenti.
Ma un intervento chiarificatore deve ancora arrivare. La vicenda è stata al centro di un'interrogazione del senatore Giuseppe Lumia, nella quale si dà conto di un classico scaricabarile.
«Confedercontribuenti ha più volte denunciato che le Imprese associate vantano ingenti crediti, inseriti e certificati nella piattaforma e con atto d'interpello del 6 aprile 2017 ha rivolto la richiesta di chiarimenti circa l'iter procedurale. Il quesito è stato sottoposto al ministero dell'Economia, che ha suggerito di presentarlo all'Agenzia delle Entrate, che a sua volta ha indirizzato all'agente di riscossione, che a sua volta è in attesa di chiarimenti dall'Agenzia delle entrate o dal Ministero, lasciando di fatto il quesito senza alcun riscontro».
L'assenza di risposta è ancora più grave se si pensa che riguarda le aziende creditrici dello Stato, in molti casi in crisi di liquidità per colpa dei ritardi della pubblica amministrazione.
«Siamo amareggiati dal silenzio e l'incertezza degli organi competenti», ha commentato Carmelo Finocchiaro presidente nazionale di Confedercontribuenti, secondo il quale ora tocca al ministero dell'Economia «intervenire con iniziative che possano sopperire lacune legislative con interventi regolamentari e normativi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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