«Noi, tra virgolette, sponsorizziamo tutto l'arco costituzionale». A dirlo è Luca Lanzalone, presidente Acea in quota grillina prima che l'ordinanza di arresto dell'altro giorno lo spingesse a dimettersi dall'incarico. L'avvocato genovese, spedito nella capitale per fare da superconsulente pentastellato alla Raggi sull'affaire dello stadio giallorosso aveva finito per occupare la poltrona più alta della multiutility di acqua e luce, partecipata dal Campidoglio per il 51 per cento. Un «premio» ottenuto per la meritoria opera da consulente di fatto, aveva spiegato il vicepremier Luigi Di Maio due giorni fa, salvo poi fare marcia indietro parlando di «equivoco». Ma di certo alla presidenza Lanzalone era arrivato. E da presidente, parlando con il costruttore Luca Parnasi, confida quella frase sulla «sponsorizzazione trasversale» targata Acea alla politica, tutta la politica. Acea paga tutti? Toccherà alla procura accertare anche questo, modalità, liceità, finalità di questa «sponsorizzazione» a partiti e movimenti.
«Acea stessa sponsorizza tutto l'arco costituzionale»
La frase salta fuori lo scorso 6 aprile in una chiacchiera tra Parnasi e Lanzalone. Il primo è di umore cupo per un articolo uscito sull'Espresso tre giorni prima. Nel pezzo, «caccia ai soldi della Lega», il settimanale dava conto di due finanziamenti per 250mila euro fatti proprio da Parnasi all'associazione «Più voci», vicina a Salvini. E Lanzalone sembra dar ragione allo sfogo del costruttore, con il quale peraltro sta ragionando su altri affari da «costruire bene». Così quando Parnasi sbotta, ecco che l'avvocato lo giustifica e minimizza la portata dell'articolo: «Sono delle scocciature, ma non hanno senso, perché se uno dovesse andare a vedere, poi, quando scrivono quelle cose... lo dico anche a quelli dei 5 stelle, ma che cazzo? Andate a farvi dei problemi perché scrivono su di loro (...) se l'Espresso volesse fare un articolo veramente fondato e trasparente, allora dovrebbe prendere tutte le associazioni e fondazioni di tutti i partiti, e farlo con tutti (...) perché lo dice della Lega e non dice di quelli che prende l'associazione di Renzi, o quello che prende Italia Futura di D'Alema, no? (...) Mo le aziende, con Acea stessa, cioè noi, tra virgolette, sponsorizziamo tutto l'arco costituzionale! Allora nel momento in cui dovesse venire fuori che hai dato 100 euro a quello, deve uscire anche che ha dato 100 euro a questo, 100 euro a questo, 100 euro a questo».
I progetti e gli affari su stadi e impianti
C'è un campo - letteralmente - su cui punta Parnasi per fare business, e non disdegna di provare a coinvolgere Lanzalone. È quello degli impianti sportivi, che in un momento in cui le grandi opere languono sembrano diventare l'ultima miniera per i costruttori, soprattutto sull'onda del boom degli stadi di proprietà per le società di calcio. Divenuti, spesso, il vero movente anche per chi decide di investire nel pallone. Così ecco che meno di un mese fa, a metà maggio, Parnasi illustra a Lanzalone i suoi progetti nel settore, a cominciare dalla ristrutturazione della ex Fiera di Roma, che dovrebbe diventare un «polo di intrattenimento con uffici e un palazzetto da utilizzare per incontri di basket ed eventi musicali», con annesso incarico da affidare proprio a Lanzalone. «Noi - spiega Parnasi - vorremmo fare la legge sugli stadi col palazzetto del basket per Fiera di Roma... e come contributo straordinario, come abbiamo fatto l'Ostiense sullo stadio, facciamo il Flaminio, così facciamo altri due impianti (...) e son sei milioni... non è male, no? In questo modo Roma ha il nuovo stadio di calcio della Roma, PalaTiziano per la pallavolo, palaFlaminio per il rugby». E Lanzalone chiude il cerchio: «E l'altro per il basket». Parnasi esulta: «E questo è il ragionamento strategico da fare alla sindaca e a Montuori e Bergamo». E l'avvocato genovese «replica che lui comunicherà al sindaco che l'utilizzo della legge sugli stadi le risolve il problema: comunque io devo dire che gli risolve il problema di tutto (inc.)... del parco».
Quell'asse gialloverde in salsa imprenditoriale
Parnasi e Lanzalone parlano anche dei loro rapporti con i politici «nuovi», quelli che hanno vinto le elezioni. Il costruttore ha buoni rapporti con la Lega, a marzo ha anche organizzato una cena a casa propria tra Lanzalone e Giancarlo Giorgetti, oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ma anche l'avvocato genovese vicino a Casaleggio non manca di mostrare le proprie entrature parlando del suo rapporto con «Luigi», presumibilmente Di Maio: «Allora - spiega a Parnasi - io vedo Luigi tutti i giorni, lo sento tre volte al giorno, l'ho visto due ore fa». E aggiunge: «Luigi è un po' come... come Salvini, cioè molto chiuso il cerchio, io... due, tre persone, punto. Con la gente non dire mai cose che non si devono dire». E il costruttore mostra di aver capito, e ribatte ribadendo i suoi rapporti con il Carroccio.
«Io questo gli ho detto a Giancarlo, comunque si sono fidati di me in tempi non sospetti (...) Se hai bisogno sì, tieni conto che io parlo anche con Matteo, direttamente». «Nessun tentativo di corrompere la Lega», ha garantito il ministro.
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