Così Matteo inizia la marcia di avvicinamento a Grillo

Si cerca l'intesa sui presidenti delle Camere. Contatti anche con Grasso e Martina

Così Matteo inizia la marcia di avvicinamento a Grillo

Roma Diversi ma non inconciliabili. La marcia di avvicinamento di Matteo Salvini verso Luigi Di Maio è cominciata ieri con una telefonata «franca e cordiale» nella quale hanno concordato sulla necessità di confrontarsi per le presidenze delle due Camere. E man mano che i due si avvicinano sembrano anche trovare inaspettate affinità. «Sui nomi e sui ruoli non ci sono pregiudizi di partenza - assicura il leader del Carroccio -. Mi interessa il progetto: se c'è condivisione di progetto ragioniamo, non mi interessa chi vince». L'unione di intenti si può trovare sulle proposte. «Abbiamo un programma e chiunque venga al governo con noi deve impegnarsi a cancellare la legge Fornero, a ridurre le tasse, a rendere l'Italia più federale e meno burocratica - dice Salvini -. Se ci sono altri suggerimenti siamo contenti di accoglierli».

Certo l'obiettivo prioritario del leader leghista è la premiership non la collaborazione con il suo «rivale» grillino dunque Salvini si muove con cautela ribadendo la sua assoluta fedeltà alla coalizione di centrodestra: «non ci saranno scelte solitarie o fughe in avanti», promette. Forte della percentuale guadagnata, della coesione del Carroccio e della sua investitura al timone della coalizione Salvini veste i panni del mediatore istituzionale aperto al dialogo e alle trattative. Con un'unica certezza: per il governo si tratta con tutti tranne che con il Pd. Ma non è ancora il momento di pensare, ufficialmente, al governo. Si fa un passo per volta e la prima tappa riguarda la scelta dei presidenti di Camera e Senato. Incontri strettamente istituzionali, assicura Salvini che ha contattato, per ora soltanto telefonicamente, Di Maio ma anche il segretario reggente del Pd, Maurizio Martina e pure il leader di LeU, Pietro Grasso. Salvini ha cominciato a contattare tutti i partiti ma solo «per parlare di presidenza delle Camere e non di governo», assicura. «Farò una ricognizione e poi riferirò agli alleati», aggiunge, dicendosi onorato dal fatto che si sia pensato a lui come presidente del Senato ma allo stesso tempo tiene a precisare che è «stato votato per fare altro».

Ovvero eventualmente il premier ribadendo che all'interno della coalizione c'è l'accordo in questo senso per indicare lui. «L'impegno sarà quello di lavorare per trovare i numeri perché il governo esista. Ma lo faremo come squadra, non come singoli», promette. Intanto però Salvini pensa al futuro di un governo che possa durare anche più di un anno mentre il suo timore è che «in questo Parlamento ci sia più d'uno che voglia tirare a campare». Insomma no ad un governo di scopo. E proprio su questo punto la Lega è la più vicina ai Cinquestelle.

Anche se le differenze ci sono. Ad esempio sul reddito di cittadinanza. «Con i 5 stelle c'è una differenza culturale - insiste Salvini -. Noi vogliamo coltivare il lavoro mentre la proposta di M5S si fonda più sull'assistenza che sullo sviluppo».

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