Quando le casse del Pd sono vuote e non ci sono i soldi per pagare gli stipendi in un momento in cui quasi nessuno, neanche il sindaco Ignazio Marino paga la quota, il partito che fa? Bussa alla porta di Salvatore Buzzi, con cui i dem hanno un rapporto diretto, per fare cassa. E lui, il ras delle cooperative, fa immediatamente preparare un assegno da 7mila euro. Intestato a «Pd Roma».
Una boccata d'ossigeno per il tesoriere del Pd romano Carlo Cotticelli, che si era rivolto a Buzzi dopo aver cercato invano di rimpinguare le casse del partito chiedendo più volte agli iscritti restii a versare la percentuale dovuta al partito, dunque il 10 per cento dello stipendio o del gettone di presenza. Dopo che pochi, a parte gli assessori, avevano risposto alle sue lettere di sollecito, sindaco incluso, il cassiere va negli uffici della coop 29 giugno, e spiega a Buzzi di essere in difficoltà perché non erano riusciti a pagare gli stipendi di agosto e non sapevano come fare. I carabinieri del Ros sono in ascolto e trascrivono tutto. Quel giorno, il 9 settembre 2014, Buzzi, appena rientrato in ufficio con Carlo Guarany, fa accomodare Cotticelli e ricorda al suo collaboratore che il 16 settembre alle 11 hanno un appuntamento con Lionello Cosentino, allora segretario del Pd romano, dimessosi lo scorso dicembre dopo lo scandalo di Mafia Capitale con una lettera aperta con cui faceva un passo indietro dichiarandosi comunque estraneo all'indagine. Cotticelli batte subito cassa, anche se i due non era mai visti prima, tanto che Buzzi gli chiede il nome e si fa lasciare il numero di telefono. Non c'è bisogno di rompere il ghiaccio, il tesoriere del Pd gli chiede subito e senza imbarazzo se poteva aiutarli dando loro 6-700 euro per pagare gli stipendi di agosto e una parte di settembre. E dopo soltanto 4 minuti ha già in tasca l'assegno. Prima di compilarlo il braccio destro di Massimo Carminati chiede a Cotticelli che tipo di ricevuta gli avrebbe rilasciato per metterla in contabilità. E il tesoriere del Pd risponde: «Ti lascio una ricevuta come Partito democratico di Roma». Alla fine l'importo sarà di 7mila euro. Risolta la questione dei soldi i due continuano a chiacchierare, parlano delle tessere del Pd, con Cotticelli che si lamenta di non averla: «Io che so' tesoriere del partito ancora non c'ho la tessera». Poi il dem racconta di essere tesoriere dal 2000 e di aver gestito tutto il patrimonio immobiliare del Pd a Roma. Dopo meno di mezz'ora Cotticelli si congeda, saluta Buzzi e Guarany dicendogli che si sarebbero rivisti il 16, all'appuntamento già programmato con Cosentino. Più tardi i carabinieri intercettano un altro dialogo all'interno dell'ufficio, tra Buzzi e l'imprenditore Giovanni Campennì. Il presidente della 29 giugno lo informa che la mattina aveva ricevuto la visita di Cotticelli: «Oh, oggi è venuto il tesoriere del Pd a chiederci i soldi. Gli ho detto “vabbè dicci tu quanto ti serve”». E Campennì: «Ma fino a 20mila euro si possono....». Buzzi, sorpreso dalla «modestia» della richiesta, racconta: «Noi pensavano che ci chiedesse un sacco di soldi...c'ha chiesto 7mila euro...non c'è sembrato vero! Subito...7mila euro subito! Abbiamo fatto un figurone». Campennì: «...a disposizione glielo hai detto?». Buzzi: «A disposizione». Nel corso della stessa conversazione il capo della 29 giugno informa Campennì che il primo di ogni mese doveva pagare gli stipendi in favore di pubblici ufficiali. I due parlano della gara di Canale Monterano («domani la vinciamo», dicono) e Buzzi, ricordando l'onestà del sindaco del comune laziale, rammenta altri casi in cui sono presenti vere e proprie tariffe. Buzzi: «Nemmeno 5 lire». Campennì: «Ma dal sindaco in su cominciano ad essere ladri!». E Buzzi: «...noo..ce stanno tanti, devi vedè...c'avemo le tariffe c'avemo...ma che ne sai amico mio...il primo del mese devo passa a dà i stipendio io».
Intanto ieri si è dimesso Marco Vincenzi, il capogruppo Pd alla Regione Lazio il cui nome è comparso nelle carte dell'inchiesta perché, secondo Buzzi, si sarebbe adoperato per far ricevere al municipio di
Ostia 600mila euro. «Ho incontrato due volte Buzzi - ha spiegato Vincenzi - e nel corso degli incontri mi aveva chiesto di intercedere per far ottenere fondi ad Ostia. Una richiesta alla quale non ho dato alcun seguito».
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