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Così il prezzo salì da 9 a 17 miliardi

Siena si è fatta carico del prestito di Abn Amro ai padovani. E il costo dell'acquisizione è lievitato

Così il prezzo salì da 9 a 17 miliardi

Milano - Una nota malandrina a pagina 26 del prospetto informativo Mps sull'acquisizione di Antonveneta. «Come precedentemente accennato - si legge nel testo - Bmps sarà chiamata (come nuova capogruppo di Antonveneta) a sostituire le linee di finanziamento che Abn Amro aveva accordato a Antonveneta per un importo complessivo di circa 7.500 milioni». Ecco spiegato l'arcano o, per dirla con gli azionisti di minoranza dell'«Associazione Buon Governo M.P.S.», ecco il trucco. Antonveneta è costata a Siena una montagna di soldi. Tanti. Troppi. Una cifra incomprensibile, ancora di più a tener presente la puntuta e poi dimenticata relazione della Banca d'Italia (Vedi altro articolo).

Ma è costata molto più di quello che ufficialmente si sapeva: non 9 miliardi di euro, ma addirittura 17. Sì: diciassette miliardi di euro andati a Abn Amro e al Santander che intanto ha conquistato l'istituto di credito olandese.

I numeri parlano chiaro. I bonifici di cui il Giornale è entrato in possesso raccontano la vera storia di una vendita gonfiata più della rana della favola di Fedro: ai 9,2 miliardi pagati sull'unghia a Abn Amro il 30 maggio 2008 si devono aggiungere le successive tranche per rimborsare il prestito del Santander a favore della controllata del Nordest. Una sequenza vorticosa di assegni versati nell'arco di pochi mesi.

Si comincia il 30 giugno 2008 con un primo «passaggio» di 2,5 miliardi sull'asse Siena-Madrid. Poi, a cascata, seguono gli altri, con importi variabili da 1 miliardo tondo a 49 milioni e spiccioli il 30 aprile 2009.

Gli ultimi due bonifici sono destinati a una controllata del Santander: Abbey National Treasury Service di Londra. Il totale scavalca di un soffio l'asticella posizionata alla stratosferica altezza di 17 miliardi di euro. Anzi, per essere precisi 17 miliardi, 7 milioni 760.682,52 euro.

Per l'«Associazione Buon Governo M.P.S». si tratta di uno scempio quasi inspiegabile. Un specie di suicidio, assistito dalla Banca d'Italia che avrebbe dovuto impedirlo, e poi sepolto fra le carte. Allora e oggi. Dal vecchio gruppo dirigente e da quello che l'ha sostituito. Un capitolo dimenticato anche dall'attuale vertice composto dal duo Viola-Profumo.

Siena si è svenata e l'ha fatto quasi alla chetichella. A pagina 26 del solito prospetto il prestito viene liquidato in poche righe con una sorta di acrobazia tecnica, la sostituzione in corsa degli olandesi che hanno lasciato il campo a Siena: «Tale processo di sostituzione non rientra nelle condizioni previste dal contratto di acquisizione, pertanto non si è data evidenza negli effetti proforma». Un passaggio volante per mettere una pietra sulla voragine.

Un macigno che nessuno ha mai tolto.

 

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