Così il Quirinale fa da scudo a Conte e Fontana

Ringrazia e legittima l'operato sul virus di governo e Regioni, ora bersaglio dei pm

Così il Quirinale fa da scudo a Conte e Fontana

Quella fascia bianca sulla bocca, un simbolo forte, un'immagine da teatro greco da consegnare a un Paese frastornato e diviso. Quel presidente in mascherina, lì dove tutto è cominciato, nella zona rossa che per un giorno diventa la capitale d'Italia perché «il 2 Giugno quest'anno si celebra qui a Codogno». Stiamo entrando nella fase tre, il Covid arretra ma ora c'è un altro virus pericoloso dal quale secondo il capo dello Stato bisogna difendersi, la disgregazione sociale.

Lo scotch istituzionale non tiene più. La concordia nazionale, tutti uniti contro il virus, tutti a remare dalla stesso lato, è durata poco e ora è archiviata. E le piazze ribollono, si vedono forconi e si ascoltano parole di rabbia. Gli appelli del Quirinale alla ragionevolezza, allo spirito di squadra, cadono nel vuoto. Mattarella è preoccupato, come si legge nel messaggio ai prefetti. La pandemia, e le misure di contenimento hanno provocato «nuove forme di povertà, deprivazione e discriminazione, quando non di odioso sfruttamento», hanno «accresciuto solitudine e marginalità dei più deboli», hanno «acuito le difficoltà degli operatori economici, mentre diverse incertezze incombono sulle prospettive occupazionali». Non c'è molto da festeggiare, anzi, occorre «una paziente attività di mediazione sociale» per scongiurare «i rischi».

Sconcerta, vista dal Colle, la continua rissa politica tra pezzi dello Stato, un tutti contro tutti, una «irresponsabilità» diffusa che stride con il senso civico dimostrato dai cittadini in tre mesi di restrizioni della libertà. Ad esempio, le polemiche sulla gestione sanitaria e sui tanti morti della Lombardia. Attilio Fontana è sotto attacco, i magistrati hanno aperto un'inchiesta e Mattarella sembra quasi proteggerlo. «Siamo stati investiti da un fenomeno inimmaginabile, sconosciuto anche alla scienza. Chi si è trovato ad affrontarlo, in vari ruoli, ha dovuto procedere per tentativi». Per questo motivo da Codogno il capo dello Stato vuole «ringraziare tutti i presidenti di Regione, i sindaci, gli amministratori che, insieme al governo, hanno fronteggiato il pieno del vortice dell'emergenza» e che adesso «si stanno adoperando per la ripresa».

Non sparate su Fontana ma neanche su Conte. Dividersi non serve, è controproducente. Questo è il tempo «dell'impegno», non certo quello «delle polemiche», bisogna «lavorare per il Paese». Concetti che Mattarella ripete da marzo, sui quali ritorna anche a Codogno, ma che una classe politica visibilmente non all'altezza non vuole o non può assorbire. Il governo che si perde in decreti astrusi e cervellotici, che affoga in ritardi e in liti interne, che cerca di distribuire soldi inesistenti a tutti senza però avere uno straccio di progetto per l'Italia, un idea per il futuro che preveda, come piacerebbe a Mattarella, «sostegno a chi è in difficoltà e interventi di medio e lungo periodo che diano prospettive». Un'opposizione che, nell'ottica del Quirinale, ha scelto il giorno meno adatto per andare in piazza e rompere definitivamente quel poco che restava dell'unita nazionale antivirus. Non si può soffiare sulla paura. Però nemmeno impantanarsi in commissioni di esperti senza dare risposte chiare.

Da qui la rassegnazione

del Colle. Non resta che l'Europa, sperando che non si litighi troppo e non si questioni sul tipo di strumenti finanziari a disposizioni. Dovremo «essere intelligenti», ecco il messaggio finale del presidente in mascherina.

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