Rimini - A Rimini l'edilizia popolare ha un occhio di riguardo per gli stranieri. Un po' troppo di riguardo, secondo qualcuno, visto che nell'ultimo quinquennio la quota di preferenza nell'assegnazione degli alloggi ai richiedenti stranieri è cresciuta dal 26 al 33 per cento. Una casa su tre agli extracomunitari nel 2014, per una quota di popolazione che è pari appena al 13 per cento. L'ultima assegnazione, poi - 27 alloggi in due palazzine di recente costruzione, costate circa 5 milioni di euro. Ben 19 dei nuovi appartamenti infatti, ossia il 70 per cento, sono stati affidati a famiglie straniere. Un trend in crescita pure rispetto alla penultima assegnazione, palazzine con attico e vista mare, dove la quota di «non italiani» si aggirava comunque su un rispettabile 50 per cento. Tutto anche grazie alla modifica del regolamento di assegnazione, che invece di prevedere l'anzianità di residenza dei richiedenti, ha stabilito come requisito l'anzianità di graduatoria. «Un criterio poco significativo, legato solo al bisogno che tra l'altro si presume sia comune a tutti, e che soprattutto non dice nulla su quanto abbiano vissuto qui e pagato le tasse questi nuovi occupanti», spiega Gioenzo Renzi, consigliere di Fdi e candidato sindaco alle scorse comunali, quando venne sconfitto per un pugno di voti. Ieri Renzi era insieme ai rappresentanti della Lega in presidio davanti all'Acer (l'Azienda casa Emilia Romagna) di Rimini per protestare contro i criteri che sembrano privilegiare gli stranieri, «che spesso sono senza reddito e hanno famiglie numerose, e così scavalcano italiani bisognosi nell'assegnazione di un patrimonio di edilizia popolare costruito nell'arco dei decenni grazie alle tasse pagate da generazioni di riminesi, che hanno contribuito in soldoni all'esistenza di queste abitazioni». Nelle prime 106 posizioni della «classifica», che conta 1847 domande complessive, la metà esatta (53) è di famiglie extracomunitarie. Ma anche la lista degli alloggi a canone calmierato sembra adeguarsi a queste cifre, con 74 nuclei familiari stranieri su 139 richiedenti, 34 dei quali nei primi 50 posti della graduatoria, ossia quelli più o meno prossimi all'assegnazione.
«Ho di allinearci a una recente modifica alla legge regionale che prevede la residenza anagrafica o attività lavorativa nel territorio regionale da almeno 3 anni per chi fa domanda per un alloggio popolare, accogliendo il principio seppure in minima parte. Ma non c'è stato niente da fare».
Ora, per modificare il regolamento delle graduatorie, Lega e Fdi raccolgono firme dei cittadini per riportare la questione all'attenzione del consiglio comunale. «E posso assicurare - conclude «l'altro» Renzi - che gli elettori di sinistra che si fermano al gazebo a firmare sono tanti».
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