Così torna l'incubo del consociativismo

Non sappiamo se il fantasioso team comunicativo di Conte, l'organo più efficace della Presidenza del Consiglio, si sia ispirato, nella scelta degli Stati generali, alla riunione che nel maggio 1789 diede involontariamente il via alla Rivoluzione francese

Così torna l'incubo del consociativismo

Non sappiamo se il fantasioso team comunicativo di Conte, l'organo più efficace della Presidenza del Consiglio, si sia ispirato, nella scelta degli Stati generali, alla riunione che nel maggio 1789 diede involontariamente il via alla Rivoluzione francese. Ricordiamo solo che non finì benissimo. Ma abbiamo più l'impressione che il termine sia stato ispirato al suo uso più recente e banale, una Convention in cui non si ha nulla da dire e da proporre ma utile per prendere tempo, gettare fumo negli occhi, intrecciare un po' di pubbliche relazioni e farsi nuovi amici. Altrimenti non si capisce il bisogno di indire una conferenza. Il governo non fa convegni ed accademia, è legittimato non dal voto popolare, in questo caso, ma da quello del Parlamento a decidere, dispone di propri organi interni di discussione e di altrettante sedi per incontrare le parti sociali: quanto al dialogo con l'opposizione, esiste una cosa chiamata Parlamento, ma chiedere continuamente voti di fiducia non è il modo migliore per dimostrare interesse per le idee o le proposte degli altri. Sì perché uno degli scopi degli «stati generali» sarebbe quello di far partecipare anche il centro-destra. Che però non si vede perché ci si dovrebbe recare, perdendo tempo nel leggere relazioni di fronte a un pubblico poco interessato. Chi segue e studia la politica è abbastanza smaliziato per sapere tuttavia che, dietro l'invito all'opposizione, c'è l'obiettivo di dividerla, di blandirla, di fornire patenti di credibilità agli uni e di irresponsabilità agli altri. Tutto finalizzato ad ottenere dei voti e magari un mezzo sostegno al governo: le alchimie parlamentari consentono molto. Ma allora lo si dica chiaramente che in Italia non è più permessa l'esistenza di un'opposizione, di una vera, che resista al governo. Da quando la pandemia è iniziata infatti è tutto una continua pressione a collaborare, come se fossimo in guerra. Ebbene non lo siamo, e la devastazione economica che si annuncia sarà in larga parte prodotta dalle scelte del governo. Perché il centro-destra dovrebbe diventarne corresponsabile? Sarebbe un suicidio politico. Molti paesi hanno subito la pandemia, e in forme ancora più gravi che da noi, ma in nessuno l'esecutivo chiede all'opposizione di smettere di esserlo.

Con il Covid, e ora con la profferta degli Stati generali, vediamo in realtà ritornare un'antica malattia, questa sì difficile da debellare, del nostro paese: il consociativismo.

L'idea cioè che l'opposizione debba essere solo formale e che poi i meccanismi del parlamentarismo estremo consentano di mettersi d'accordo, di far passare facilmente le misure della maggioranza e in cambio di «infilarci» qualcosa dell'opposizione. Con la seconda Repubblica ci eravamo illusi di esserci liberati dal virus consociativo: ci siamo sbagliati. È questo, più che il Covid, che ora rischia di stroncare l'Italia.

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