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Crisanti, luminare di furbizia. Si tiene lo stipendio più alto

Ma l'ospedale fulmina il virologo. Pd: "Niente retribuzione se non lavora"

Crisanti, luminare di furbizia. Si tiene lo stipendio più alto

C'è un virus che, senza dubbio, Andrea Crisanti ha debellato: ed è quello della povertà. Sua, ovviamente. Il celebre virologo-star e neoparlamentare del Partito Democratico, pur essendo un affermato e stimato microbiologo deve avere un piccolo problemino con la megalomania. Lo avevamo già notato - e invidiato - quando aveva comprato una villa del Cinquecento sui colli veneti.

Ora l'ex collaboratore di Zaia poi approdato su sinistri lidi, ha annunciato di voler rinunciare al suo stipendio da senatore. E pensi subito: accidenti che gesto nobile, che civil servant. Ma c'è un però grosso come una casa.

«Dovendo scegliere, ho deciso di mantenere la retribuzione che percepisco dall'Università di Padova, in qualità di direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia - ha commentato Crisanti al Corriere del Veneto -. Dopo l'elezione mi sono messo in aspettativa, ma con stipendio, e allora non potendo ovviamente cumulare due buste paga sono stato chiamato a scegliere tra quella da senatore e quella da specialista. Ho optato per quest'ultima, per motivi contributivi". Alt. Capiamoci bene, quindi è solo una questione pensionistica? Non del tutto e l'esimio luminare lo spiega senza peli sulla lingua. «Mi conviene, è un compenso più alto e poi è una questione di contributi previdenziali, di continuità nel versamento», ha spiegato il neo senatore 68enne. C'è qualcosa che non va. Chiariamoci le idee: Andrea Crisanti - come molti altri colleghi - durante la pandemia diventa una star. In campagna elettorale - anche in questo caso come altri virologi - viene corteggiato dalla politica e decide di candidarsi con il partito di Enrico Letta, venendo eletto senatore con i voti degli italiani all'estero.

Un ruolo di privilegio e di grande responsabilità e - per i comuni mortali - anche un grande stipendio. Ma per lui no. E quindi vorrebbe tenersi il precedente emolumento da direttore della Microbiologia di Padova, perché più alto. Epperò, nonostante i comprovati meriti scientifici, dubitiamo che il professore abbia il dono della bilocazione. Per quale motivo dovrebbe fare due lavori, per di più percependo lo stipendio di quello che - almeno in linea teorica - non svolgerà più? Oppure ha intenzione di continuare a fare il microbiologo bigiando le sedute di Palazzo Madama, facendo il senatore a mezzo servizio. E in quel caso non prenderebbe per il naso qualche decina di colleghi patavini, ma qualche milione di italiani. L'ipotesi di era talmente assurda che i primi a respingerla nettamente sono stati i dirigenti dell'ospedale di Padova: «Non verrà erogato alcun pagamento a fronte della mancata attività dirigenziale e assistenziale del Prof. Crisanti, dovuta alla recente elezione presso il Senato della Repubblica». In parole povere: Crisanti non lavoro e loro non lo pagano. Come è normale che sia.

La strampalata e furbesca (per modo di dire) del professore ci riporta alla megalomania di cui sopra, all'idea sbilenca e poco rispettosa che fare il parlamentare sia un non-impiego, un lavoro accessorio, un hobby, un blasone o una spilla con la quale infilzare l'occhiello della giacca. Un specie di club Rotary per vip.

Ed anche per questo virus - molto diffuso - servirebbe un vaccino.

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