Crisi, affondo di Berlusconi: sul lavoro numeri devastanti

L'ex premier è molto preoccupato dalla difficile condizione economica del Paese E gli azzurri accusano: "I miracoli del Jobs Act? Erano soltanto un'invenzione"

Crisi, affondo di Berlusconi: sul lavoro numeri devastanti

La responsabile comunicazione di Forza Italia twitta: «Senza crescita non c'è lavoro e gli annunci non generano crescita. L'Italia è impantanata con buona pace del Jobs Act». Infatti: «Che fine hanno fatto tutti i nuovi posti di lavoro che il Jobs Act avrebbe dovuto creare? Se il governo non ha una risposta, gliela diamo noi: sono rimasti sulla carta. Perché al netto delle riconversioni contrattuali, di nuove possibilità, in particolare per i giovani, non si vede neanche l'ombra». Duro anche il capogruppo alla Camera Renato Brunetta: «I numeri sul mercato del lavoro diffusi oggi dall'Istat inchiodano le speranze di Renzi per una crescita dell'occupazione. Tutti i segnali sono negativi e confermano le valutazioni dell'Fmi sulla profondità della crisi italiana. Altro che effetto del Jobs Act!».

Ma Renzi ha un altro tallone d'Achille: la maggioranza traballante. E Brunetta infierisce ricordando cosa successe quando i numeri mancavano a Berlusconi: «L'8 novembre del 2011 la Camera approvò il Rendiconto generale dello Stato ma non con la maggioranza assoluta. Napolitano impose di fatto le dimissioni a Berlusconi, e da lì iniziò la sequenza dei tre governi costituiti a prescindere dai risultati del voto elettorale». Oggi invece: «Il governo è andato sotto su un punto essenziale della riforma della Rai voluta a tutta forza dal premier. Non si è trattato di un incidente, ma di un “no”, cosciente e motivato, di una parte della maggioranza che evidentemente non è più tale. Ora come può continuare a reggere l'Italia un governo di sua natura incostituzionale? 1) Al Senato non ha i numeri, e non è servito neppure rabberciarli con un gruppo di transfughi. Per stare al neo linguaggio parlamentare: a Renzi è mancata l'Ala, ma anche quanto a petto e coscia non sta tanto bene; 2) nell'altro ramo del Parlamento si regge su 130 deputati abusivi, per la nota sentenza della Consulta sul Porcellum. Decenza vorrebbe che fosse convocato al Quirinale».

Ma se Brunetta infilza il premier qualche azzurro butta là una soluzione che aprirebbe nuovi scenari politici del tutto inediti. Osvaldo Napoli, per esempio, la vede così: «Renzi dice di avere i numeri ma afferma anche che considera “un segnale politico” della minoranza del Pd il voto sulla Rai. Prende coscienza, insomma, che avere i numeri per far passare i provvedimenti non significa automaticamente che esista una maggioranza politica». Ed ecco la soluzione: «Renzi dovrà di volta in volta cercare quei “numeri” che dice di avere. Non sembra che sia questa la condizione migliore per mandare in porto le riforme costituzionali e della legge elettorale. Senza la ripresa del dialogo con la parte responsabile delle opposizioni Renzi potrà fare ben poco». Ripresa del dialogo, quindi.

Il che non vuol dire un patto Nazareno bis ma forse addiruttura qualcosa di più. E pure Gasparri, al Corsera, dice: «Così Renzi non va avanti. e quando arriveranno le riforme importanti dovranno ragionare con tutti. A partire da noi».

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