Chi aiuta un clandestino, anche solo dandogli un passaggio, riparo o sfamandolo, si beccherà una multa fino a 3mila euro. Per ora è ancora una bozza di legge, ma la nuova norma che il governo conservatore croato vuole applicare, fa già discutere. L'obiettivo non è tanto il singolo cittadino mosso da compassione, ma gli estremisti pro migranti di mezza Europa, compresa l'Italia, che dallo scorso anno si stanno mobilitando per favorire l'«invasione» di profughi e clandestini. Gli attivisti «no border» italiani scrivono chiaramente sui loro siti, che sono al fianco dei migranti «nelle loro pratiche di resistenza e violazione dei confini attraverso le frontiere interne ed esterne dell'Europa».
La scorso estate la Croazia è piombata nell'emergenza per la valanga umana giunta attraverso la rotta balcanica. La proposta di legge di Zagabria sanziona l'ospitalità in casa, il passaggio in automobile, ma pure dare un panino o dell'acqua ai migranti economici, che non hanno diritto all'asilo. Fino ad oggi la Croazia punisce chi aiuta i clandestini ad entrare o transitare illegalmente nel paese. La nuova norma, ancora da votare, è un giro di vite, che probabilmente punta anche ad arginare il fenomeno degli attivisti pro migranti. Volontari slegati dalle Ong ufficiali provenienti da varie parti d'Europa, che fanno parte della sinistra antagonista o anarchica e vorrebbero aprire i confini a tutti. Lo scorso anno in Croazia, al confine con la Serbia, si sono spacciati per personale umanitario o giornalisti pur di incanalare l flusso umano verso il cuore dell'Europa. Quando gli ungheresi hanno eretto un muro hanno fornito su internet e via telefonino le mappe per le rotte alternative indicando i percorsi sul terreno.
La proposta di legge croata è stata pubblicata ed i cittadini possono esprimere le proprie opinioni a riguardo. Si tratta del primo passo vero il voto al Sabor, il parlamento croato. Il prossimo è l'esame delle commissioni a cominciare da quella dei Diritti umani presieduta dal deputato della minoranza italiana, Furio Radin, che ha subito alzato gli scudi. Il Centro studi per la pace di Zagabria bolla la proposta di legge come «una criminalizzazione della solidarietà».
Il governo vuole inasprire le norme con multe fino a 3mila euro a chi aiuta i migranti illegali anche senza fini di lucro. L'unico intervento concesso è «per impedirne il decesso, una grave lesione o in caso di urgenti cure sanitarie».
Una norma dura, ma che punta a dissuadere i buonisti ad ogni costo e gli attivisti «no border», che abbiamo visto in azione lungo la rotta balcanica, a Calais e Ventimiglia. In marzo nel campo per i migranti ad Idomeni, in Grecia, gli estremisti sono entrati in azione due volte distribuendo volantini, pure in arabo, che annunciavano inesistenti varchi al confine macedone presidiato dalla polizia. Inevitabili gli scontri con centinaia di feriti ed una cinquantina di arresti di attivisti, poi rilasciati. Dall'Italia i «no border» aderiscono alla «staffetta» solidale «oltre la fortezza» europea. L'obiettivo dichiarato è «di mettersi in cammino a fianco dei migranti e supportarli nelle loro pratiche di resistenza e violazione dei confini attraverso le frontiere interne ed esterne dell'Europa».
Ufficialmente i soldi arrivano dalle tasche dei volontari o da raccolte fondi in rete, ma il settimanale Panorama ha scoperto che la campagna estrema pro migranti «viene ampiamente rilanciata sul sito Melting Pot Europa sponsorizzato dall'Istituto nazionale assistenza ai cittadini». L'Inac è un patronato «da oltre 40 anni impegnato nel sociale» promosso dalla Confederazione italiana agricoltori, che fornisce assistenza gratuita agli immigrati per il rilascio del permesso di soggiorno e le pratiche del ricongiungimento familiare.
L'aspetto paradossale è che la rete «no border», attiva nei più importanti paesi europei, viene appoggiata da un'organizzazione strutturata da anni: United Against Racism-Fascism-Nationalism.
Fra gli sponsor oltre al filantropo George Soros, la Commissione europea ed il Consiglio d'Europa. Le stesse istituzioni viste come fumo negli occhi dai «no border» italiani, che propagandano anche nei circoli Arci la lotta contro «la fortezza Europa».
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