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Cuba censura gli sms. Bloccati se contengono "democrazia" e "diritti"

Decine di parole (a insaputa dei cubani) impediscono che i messaggi vengano ricevuti

Cuba censura gli sms. Bloccati se contengono "democrazia" e "diritti"

«La convivenza è come il matrimonio», «la democrazia è imperfetta», «sei dimagrita, dieta o sciopero della fame?», «la dittatura del proletariato», «rispettiamo i diritti umani». Sono solo alcuni degli esempi di frasi che, semmai un cubano volesse inviare via sms, può stare certo che non arriveranno mai a destinazione. Il motivo l'ha rivelato in un bel reportage cofirmato con il marito Reinaldo Escobar e pubblicato lo scorso 3 settembre sul sito «14 y medio» Yoani Sánchez, la dissidente cubana più famosa in Italia ma che, proprio a causa della censura digitale del castrismo, quasi nessuno conosce a Cuba.

Dopo mesi di prove Yoani ha infatti scoperto che una serie di parole, compreso «ça va sans dire» il suo nome, non c'è verso che possano essere trasmesse da Cubacel, la rete cellulare di Etecsa, compagnia cubana delle tlc di cui, sino al 2011, Telecom Italia deteneva il 27% della proprietà. Si tratta di decine di parole - al momento la Sánchez ne ha trovate 42 ma, probabilmente, sono molte di più - che vengono filtrate automaticamente dal Grande Fratello della «revolución» perché, come esplicitato nel contratto d'utenza, «è vietato attentare contro la morale, l'ordine pubblico, la sicurezza dello Stato e coadiuvare la realizzazione di attività delittuose».

Ed allora ecco che se scrivete «diritti umani» (compreso l'acronimo Ddhh in spagnolo), democrazia, convivenza - che è pure il nome di una rivista indipendente - dittatura, dissidente o sciopero della fame, ma anche «elezioni libere», plebiscito, polizia politica, repressione o «sicurezza di stato», rassegnatevi: i vostri messaggini non arriveranno mai ad amici e parenti. Inoltre, se recidivi o particolarmente sfortunati, rischierete addirittura la sospensione del servizio di telefonia mobile. Se, invece, in 160 caratteri questo il massimo consentito da Cubacel per ogni sms descriverete nel dettaglio, per esempio, un'orgia, «la morale» per i censori è salva, assicura Yoani.

Banditi dal regime anche i nomi e cognomi di tutti i principali dissidenti politici cubani, da Coco Fariñas - già vincitore del Premio Sacharov che da anni rischia la sua vita con scioperi della fame prolungati a Berta Soler, la leader delle «Damas de Blanco», il gruppo di donne che chiedono la liberazione dei loro mariti e figli prigionieri politici e che, come ogni gruppo d'opinione non in linea con il castrismo, è anch'esso censurato dalla messaggistica di regime. Inutile anche digitare sms contenenti le frasi «14 y medio» (il sito online di Yoani e Reinaldo) oppure «Cuba Posible», «Somos +», «Todos Marchamos» e «Unpacu», tutti laboratori di idee, partiti e movimenti politici alternativi alla dittatura comunista.

La Sánchez e il marito hanno anche presentato un esposto ad Etecsa per capire il perché gli sms con le parole e le frasi sopracitate non arrivino mai a destinazione ma, sinora, nessuno ha risposto. Sia chiaro, questa censura ferrea sulla messaggistica dei cellulari non deve stupire perché nonostante i peana di gran parte dei media mainstream - sinora l'apertura di Barack Obama verso Cuba ha fatto più danni che apportato benefici, soprattutto alla democrazia intesa come libertà d'espressione, un tempo cavallo di battaglia degli Stati Uniti ma, oggi, evidentemente non più. A dirlo sono i fatti. Solo ad agosto, infatti, a Cuba gli arresti politici sono stati 517, mentre sono già almeno 7.800 da inizio 2016, oltre il doppio rispetto al periodo anteriore all'«apertura» obamiana. Un vero boom, al pari del numero dei cubani in fuga dall'isola caraibica che, negli ultimi 12 mesi, sono stati 80mila: un record di esuli che non si vedeva dal lontano 1980, ben 36 anni fa.

Con l'aggravante che, dopo l'appeasement tra Obama e Raúl Castro e l'apertura delle frontiere in uscita da parte del regime, si è aperta una nuova rotta della tratta dei migranti cubani che sognano gli Stati Uniti, quella centroamericana.

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