Coronavirus

"La curva va corretta adesso o a ottobre isolati in 50mila"

Il fisico che segue l'andamento del virus: avremo meno morti e rianimazioni, ma attenti ai ragazzi asintomatici

"La curva va corretta adesso o a ottobre isolati in 50mila"

«Il contagio sta crescendo a ritmo lento. Ma nei tempi brevi è inarrestabile». Roberto Battiston, fisico di fama internazionale e autore del libro La matematica del virus, segue da mesi il processo della pandemia.

Professore cosa emerge dai suoi numeri?

«Se continuiamo a fare errori, ci potremmo ritrovare in ottobre con almeno 40-50mila persone in quarantena e gli ospedali in piena attività».

Come arriva a questi numeri?

«Osservando il ritmo di crescita. Nei prossimi giorni i casi giornalieri continueranno al ritmo di 1.000-1.300 casi al giorno mentre i guariti saranno solo poche centinaia. Non scompariranno magicamente».

E all'apertura delle scuole?

«Tra 20 giorni, a scuole aperte i contagiati possono facilmente raggiungere i 30-40mila».

Queste proiezioni possono essere smentite?

«Chi decide deve essere pronto: per correggere l'andamento dell'epidemia occorre intervenire settimane prima».

Gli ospedali sono semi vuoti.

«L'età media dei contagiati sarà più bassa, ci saranno sperabilmente meno morti e meno terapie intensive, ma con i contagi molto diffusi e troppi casi di quarantena tutto rallenta con altissimi costi sociali».

Si può ipotizzare una stima di quanti giovani asintomatici circolano attualmente?

«Difficile rispondere in modo rigoroso. Il virus non è meno infettivo e ci sono certamente in giro ragazzi asintomatici e contagiosi».

Come smentire queste previsioni matematiche?

«Con le azioni di contenimento, i cui effetti si vedono solo dopo circa un mese».

I focolai sono stati bloccati.

«Due o tre mesi fa accadeva sistematicamente, poi la cosa è diventata meno puntuale. Oggi l'azione è a macchia di leopardo e si sono invertite le parti».

Cioè sta meglio il Nord?

«Procedono bene il Trentino, Piemonte, Liguria, anche la Lombardia va meglio».

E a chi va la maglia nera?

«Dopo la Sardegna c'è il Lazio. Ma lievitano anche i casi in Veneto, Emilia e Campania, dove la crescita è continua ma non così rapida. Anche Puglia e Sicilia sono in crescita».

E la Sardegna?

«Lì la crescita è rapidissima, ma l'eccesso di contagi è relativamente basso, siamo sui 400-500 casi totali. A settembre forse la situazione si normalizzerà con il calo del turismo».

In Lazio non andrà meglio dopo la fine dei rientri?

«Il Lazio in questo momento ha un paio di migliaia di casi in eccesso rispetto alle previsioni, ma in rapida crescita. È difficile pensare che in settembre la situazione migliori rapidamente: come nel caso di Emilia o del Veneto si tratta di grandi regioni con forte attività lavorativa. Con il rientro a regime di uffici e scuole, sarà tutto più difficile».

Qual è lo strumento che ritiene più utile nell'azione di contenimento?

«La mascherina. Se io sono contagioso e la indosso, la probabilità di contagiare può scendere anche di 5 volte, se mantengo le distanze. Se anche chi non è contagioso la usa, la sua probabilità di essere contagiato scende anch'essa di molto. Se tutti la usiamo il rischio può quindi ridursi anche di 10-20 volte, sempre mantenendo le distanze».

Lei la vorrebbe a scuola?

«I ragazzi sono i nuovi vettori del contagio che poi entra nelle famiglie. Tutti devono quindi indossare la mascherina. Sono già obbligatorie in università. E se lo fanno a 20 anni lo possono fare anche a 16 e a 14. Per i più piccoli è una grandissima sfida».

I tamponi non sono un'altra arma di prevenzione?

«Sono piuttosto una modalità di tracciamento, ma non riescono a raggiungere tutta la popolazione.

E al di sopra di un certo numero di tracciamenti, il sistema purtroppo rischia il tilt».

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