Roma - Per la capitale non è una scena del tutto nuova quella vista ieri all'alba con i carabinieri che cercavano documenti in Campidoglio. Già altre volte, in poco meno di tre anni, da quando è sindaca Virginia Raggi, Roma si è svegliata con la notizia di arresti, perquisizioni o indagini che hanno in qualche modo interessato esponenti dei Cinque Stelle. La stessa sindaca è da poco uscita indenne da un processo per falso per la nomina di Renato Marra, fratello del suo ex braccio destro. Stando alle cronache, non solo romane, il mito dell'onestà su cui si fonda il M5s appare decisamente offuscato. Sarà per questo che ieri Luigi Di Maio si è precipitato a espellere Marcello De Vito dal Movimento.
Soltanto nella capitale l'amministrazione Raggi è più volte inciampata. La prima nel dicembre del 2016, quando venne arrestato l'ex dirigente del personale e braccio destro della Raggi, Raffaele Marra, nell'ambito di un procedimento per corruzione in concorso con l'imprenditore (poi deceduto) Sergio Scarpellini. Una vicenda per la quale l'ex fedelissimo della sindaca è stato condannato a tre anni e sei mesi di reclusione. Poi i guai sono toccati all'assessore all'Ambiente Paola Muraro, indagata per reati ambientali, per la quale è stata recentemente chiesta l'archiviazione. Ma la tegola più grossa è arrivata a giugno con la prima inchiesta per corruzione legata alla costruzione dello stadio della Roma, che ha portato in carcere Luca Lanzalone, il super consulente dei pentastellati che, in veste di referente del Campidoglio nella trattativa con Parnasi per la costruzione del nuovo stadio, avrebbe favorito il costruttore romano in cambio di lucrosi incarichi. Ma i Cinque Stelle non hanno avuto problemi giudiziari soltanto a Roma. Una delle prime vicende con cui il Movimento ha avuto a che fare è stata quella dell'ex sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, indagato per abuso d'ufficio e sospeso dal Movimento, nonostante la successiva richiesta di archiviazione da parte della Procura, per non aver avvertito i vertici pentastellati dell'indagine a suo carico. Pericolo scampato invece dal sindaco di Livorno Filippo Nogarin quando ricevette un avviso di garanzia per il suo ruolo nella gestione del tracollo finanziario della società che si occupa della raccolta dei rifiuti: non avendo nascosto la notizia ha potuto mantenere la poltrona. Anche quando è stato indagato per omicidio colposo plurimo a seguito dell'alluvione del 10 settembre 2017.
Un mix di presunti abusi edilizi, ricatti e presunte infiltrazioni della camorra in Comune ha fatto finire invece sulla graticola, anche se non è stata mai indagata, un'altra (ormai ex) sindaca eletta a Quarto, in provincia di Napoli con la lista dei grillini, Rosa Capuozzo, anche lei alla fine cacciata dal Movimento. A Palermo invece i Cinque Stelle sono finiti nel mirino per una vicenda di firme false nelle liste dei pentastellati alle elezioni amministrative del 2012, storia venuta poi alla luce nel 2016. E poi c'è la sindaca di Torino.
Doppia questione per lei: l'indagine per il debito di 5 milioni di euro ereditato dalla giunta Fassino per la vicenda dell'ex Westinghouse e per i fatti di piazza San Carlo, per i quali è indagata per disastro, lesioni e omicidio colposo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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