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Dagli asset ai confini: i nodi da sciogliere

Nel piano Usa-Kiev ancora diversi punti critici: Nato, Zaporizhzhia e beni russi congelati

Dagli asset ai confini: i nodi da sciogliere
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La scadenza indicativa data a Zelensky dal presidente americano per l'accettazione del piano di pace era giovedì. Si va però verso una proroga di 7 giorni, poiché l'azione Usa sembra ora procedere di pari passo con quella ucraina; piede sull'acceleratore e con minima finestra di ascolto per le istanze europee. Washington e Kiev hanno infatti redatto, durante e dopo i colloqui di domenica a Ginevra, un nuovo testo in 19 punti. Lo ha detto al Financial Times il viceministro degli Esteri ucraino Sergiy Kyslytsya. Incontro "produttivo". Con la nuova bozza c'è più ottimismo, ha spiegato; anche perché le questioni controverse, a partire dalla cessione a Mosca delle regioni di Luhansk e Donetsk, di cui l'Ucraina controlla ancora il 14,5% e che formano il Donbass, sarebbero state "messe tra parentesi", congelate, lasciando la decisione finale su questo ed altri elementi "politicamente più sensibili" a Trump e Zelensky. In freezer, anche anche l'amnistia generalizzata per i russi accusati di crimini di guerra e la riduzione dell'esercito gialloblù.

I due presidenti potrebbero incontrarsi di persona per discuterne faccia a faccia alla Casa Bianca. Ma quali sono gli altri punti considerati "critici"? Anzitutto le relazioni tra Nato, Russia e Stati Uniti: Kiev non rinuncia ad aderire, e Trump sembra disposto a mediare sul punto con Mosca, sapendo che la prospettiva non è dietro l'angolo e che dipende dai membri dell'Alleanza. Poi le questioni territoriali, inclusa la futura gestione della centrale di Zaporizhzia. Non è chiaro se scompaia del tutto la "zona cuscinetto" demilitarizzata proposta per Donetsk nel vecchio Punto 21 che imponeva un'area neutrale dopo il ritiro ucraino, riconosciuta a livello internazionale come russa sul modello della Zona Demilitarizzata coreana del 1953. Kiev sostiene di "non avere il mandato" per decisioni sulla cessione di territori, ma si può trattare: secondo la Costituzione gialloblù servirebbe un referendum nazionale. "Della versione originale (concertata dalla Casa Bianca soprattutto con Mosca, ndr) è rimasto poco - ha insistito ieri Kyslytsya - abbiamo sviluppato una solida base di convergenza e punti su cui scendere a compromessi".

La bozza "completamente rivista" - tanto che il consigliere del capo di gabinetto del presidente gialloblù, Oleksandr Bevz, ha detto che "il piano di 28 punti nella forma in cui tutti l'hanno visto non esiste più, alcuni punti stati tolti, alcuni cambiati, ci hanno ascoltato" - ieri è stata illustrata a Zelensky, che ha poi avuto una telefonata con il vicepresidente Vance esortando gli Usa a coinvolgere i Paesi europei. Bruxelles ottimista: non sarebbe infatti più menzionata la possibilità di destinare 100 miliardi di dollari di beni russi congelati agli sforzi guidati dagli Stati Uniti per ricostruire l'Ucraina, che prevedeva il 50% profitti per l'America e che i beni congelati non spesi fossero destinati a un fondo di investimento russo-americano.

Nulla di deciso. Chi segue la trattativa smorza gli entusiasmi, che accompagnano i ragionamenti del segretario generale Nato, Mark Rutte: "Tutto parte da un piano, Trump vuol porre fine al conflitto".

La versione rivista fa fare un passo anche alla diplomazia Ue: oggi alle 16 videoconferenza dei Volenterosi (si collegherà anche Meloni) per un punto su eventuali garanzie di sicurezza da mettere al servizio del "tavolo". Trump, vagliata la nuova bozza, dovrebbe contattare Mosca.

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