Oggi non ci sarà all'assemblea nazionale del Pd. La resa dei conti in casa democratica non fa per lui. Perché, visto che è uno dei critici più agguerriti nei confronti del presidente del Consiglio? Massimo D'Alema lo spiega al Fatto quotidiano. "Non partecipo, non accetto le minacce o le sanzioni, come viene prefigurato in questi giorni". L'ex presidente del Consiglio, "Baffino" per gli avversari, cerca di togliersi di dosso l'immagine del regista occulto dell'operazione di palazzo che vorrebbe disarcionare Renzi per mettere, sulla sua poltrona, il ministro dell'Economia Padoan, per un esecutivo tecnico che strizzerebbe l'occhio (ma quanto?) all'Europa. Per D'Alema si tratta di sciocchezze, niente di più: "Sono fesserie che vengono divulgate per creare confusione, per distogliere l’attenzione sulle questioni serie e reali", ma "non hanno fondamento". Lui non ci sta ad essere additato come il grande manovratore che vuole rottamare il rottamatore: "Il gioco non funziona, è banale. D’Alema non occupa scranni, non muove truppe in Parlamento, ma non rinuncia all’attività politica. Mai. I cittadini non sono ingenui, non si fanno ingannare, capiscono le inefficienze di questo governo, gli errori che ha compiuto". Parole pesanti. Come macigni.
Non può mancare un accenno alla contestazione subita a Bari (con tanto di lancio di uova). Come al solito minimizza e punta il dito sulla stampa: "I fatti vanno illustrati per bene. Ho salutato Decaro e sono sceso in strada, non sapevo in che spezzone di corteo mi trovassi. In tanti mi hanno stretto le mani, mi hanno incoraggiato e poi sono incappato in un gruppetto. C’era una rappresentanza Ugl, non possiamo dire che siano compagni". Insomma, qualcosa è capitato. Lo ammette anche D'Alema. Che però tiene a precisare: "Una piccolissima contestazione non può essere confusa con il sentimento dei cittadini. A differenza di chi non riconosce i sindacati 538em;">e non rispetta la piazza, io sono sempre presente, non mi tiro indietro". Anche in questo caso il bersaglio della battuta velenosa di Baffino è Renzi. Ormai, nel Pd, siamo allo scontro finale.
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