Dalle ironie al via libera Il Ppe è sceso in campo al fianco di Berlusconi

Nel 2011 il passo indietro per incoronare Monti. Ora il Cav è visto come unico argine ai populisti

Dalle ironie al via libera Il Ppe è sceso in campo al fianco di Berlusconi

C'era una volta la stagione della grande freddezza, il tempo dei sorrisini e delle ostilità manifeste, dell'intesa complicata con Angela Merkel, del rapporto competitivo con Nicolas Sarkozy, degli schiaffi del duo BarrosoVan Rompuy, delle investiture a favore di Mario Monti come «candidato del Ppe» e delle scomuniche da parte della famiglia popolare al momento della ricandidatura di Silvio Berlusconi nelle elezioni politiche del 2013.

Da allora molta acqua è passata sotto i ponti. Il vento politico è tornato a soffiare nella direzione di Forza Italia e del centrodestra. La stella di Mario Monti è rapidamente tramontata, il suo partito - Scelta Civica - ha sofferto una dolorosa diaspora verso le formazioni più diverse. E gli umori a Bruxelles, Berlino, Parigi nel giro di cinque anni sono decisamente cambiati.

Le avvisaglie erano chiare da tempo. Prima la rilegittimazione da parte di Angela Merkel al congresso del Ppe di Malta del marzo scorso, a cui hanno fatto seguito periodici contatti telefonici con la cancelliera tedesca. Poi l'intervista al Messaggero del capogruppo del Ppe, Manfred Weber, del giugno scorso da cui arrivò la conferma della centralità di Berlusconi non solo nella politica italiana, ma anche nel consesso europeo. «Dalle Amministrative è arrivata la conferma della sua leadership nel centrodestra. E che Fi è l'unica forza di centro pro-Europa, riformatrice, fondata sui valori del Ppe e con un modello vincente. Un movimento su base nazionale, al contrario della Lega» disse Weber in quell'occasione.

Il sorvegliato speciale, insomma, di mese in mese è diventato il leader indispensabile, l'unico argine al populismo, la diga con cui fermare il fiume grillino, ma anche il normalizzatore capace di contenere le pulsioni estremiste della Lega. Le parole del segretario generale del Ppe, Antonio Lopez, a Fiuggi ospite di Antonio Tajani, diventano così la perfetta chiusura del cerchio e in qualche modo la rivincita personale del presidente di Forza Italia dopo quella stagione ricca di giudizi ingenerosi e influenze indebite. «Permettetemi di trasmettere un saluto del Ppe al prossimo presidente del Consiglio d'Italia, il presidente Silvio Berlusconi» è l'auspicio-previsione firmato dal politico spagnolo. «Lui è un alfiere dei popolarismi, i suoi successi diplomatici, uniti alla sua pragmatica visione europea, ne fanno una delle risorse più importanti del nostra famiglia popolare».

L'apertura di credito senza se e senza ma dettata dalla famiglia politica europea delle forze moderate, cristiano-democratiche e conservatrici non viene certo lasciata cadere da Berlusconi che rivendica il suo saldo ancoraggio identitario. «Siamo molto fieri di essere i rappresentanti in Italia della grande famiglia della democrazia e libertà che è il Ppe e i valori del Ppe sono diventati i nostri assoluti valori. Personalmente mi ci ritrovo fino alle virgole e solo chi è nel Ppe ha vinto e vincerà le prossime elezioni in Europa».

I dirigenti azzurri mostrano di essere solo parzialmente sorpresi di questa investitura. «Le attese straordinarie che ripone in lui l'intero Ppe dimostrano che l'unica risposta ai pericoli del populismo e alle acclarate incapacità della sinistra può arrivare dall'intuito e dalle straordinarie doti di colui che ha creato dal nulla il moderno centrodestra» dice la senatrice Maria Rizzotti. In sostanza, fanno capire i massimi dirigenti azzurri, in questa fase in cui molte nubi si addensano sull'Unione, Berlusconi rappresenta il garante, la guida moderata capace di ridurre gli eccessi a unità, così come avvenne in passato con Umberto Bossi e Gianfranco Fini.

In sostanza è l'assegnazione al Cavaliere di un ruolo centrale nello scacchiere dei moderati europei. E l'ammissione dell'errore commesso nel 2013 quando il fronte dei moderati venne spaccato e venne consegnata la vittoria al centrosinistra su un piatto d'argento.

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