Dall'esercito all'industria. Il piano per stabilizzare i precari delle Forze armate

Un ddl riorganizza il settore Difesa: percorso agevolato al lavoro per i volontari in congedo

Dall'esercito all'industria. Il piano per stabilizzare i precari delle Forze armate

Più lavoro per i precari delle forze armate. Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri il disegno di legge delega, presentato dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, che sigla la riorganizzazione del mondo militare. Alcuni degli articoli del ddl sono immediatamente applicabili, ma vi sono alcune deleghe, che il governo dovrà decidere se prendere in considerazione, tra cui una che prevede la possibilità che, entro il 2024, si arrivi a un 40 per cento di militari che solo per un periodo graviteranno nelle forze armate e che successivamente saranno inseriti, con percorsi agevolati, nel mondo del lavoro. Allo stato attuale, infatti, l'82 per cento dei militari è professionista e solo il 18 per cento volontario in ferma prefissata.

L'articolo 9 del ddl prevede la realizzazione «di un sistema normativo organico inteso ad agevolare il reinserimento nel mondo del lavoro del personale militare, organizzato secondo criteri di tutela crescente e comprensivo di misure differenziate in ragione della destinazione all'impiego pubblico o privato, mediante interventi di razionalizzazione o miglioramento delle disposizioni vigenti» nonché di introdurre «strumenti innovativi quale l'indennità di congedo e ulteriori strumenti consistenti nella formazione professionale indirizzata al reinserimento attraverso la costruzione di uno specifico curriculum professionale militare e la realizzazione di un registro informatico delle capacità acquisite durante il servizio, diretto a favorire l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro».

Il ministro Pinotti ha spiegato che l'età media degli uomini delle forze armate, allo stato attuale, è di 38 anni. «Oggi - ha chiarito - abbiamo 167mila militari. Nel 2024 dovremmo arrivare a 150mila. Quello che ci proponiamo con questa delega, è immaginare un modello che noi avevamo scritto sul Libro bianco. Inizialmente pensavamo a una percentuale di 50 e 50 poi, lavorando con gli Stati Maggiori, abbiamo pensato a un 60 per cento di professionisti e un 40 per cento di persone che entreranno come militari, ma che poi non rimarranno per sempre nel mondo delle Forze armate, ma che dovranno essere accompagnati verso lavori diversi. Non saranno lasciati soli - ha detto poi - o abbandonati e questa è un po' la sfida più forte».

In sostanza, quei circa 60mila volontari in ferma prefissata che, da qui al 2024, andranno a far parte del mondo della Difesa, una volta congedati avranno un percorso agevolato che li conduca a essere inseriti in altri posti di lavoro. Si guarda soprattutto al mondo dell'industria della Difesa e ai servizi a essa collegati, ma anche alla formazione.

L'idea della Pinotti, d'altronde, riprende un progetto già in essere nelle Forze armate italiane e affidato all'ufficio per il sostegno alla ricollocazione professionale dei congedati, che ha il compito di porre «i volontari che si congedano, attraverso un percorso strutturato, nelle migliori condizioni per una ricerca attiva di occupazione nel mondo del lavoro», monitorando «i bandi di concorso emanati dalle pubbliche amministrazioni per verificare la corretta applicazione della riserva dei posti in favore dei militari volontari».

Insomma, se non concorsi agevolati, comunque percorsi che avvantaggino gli ex militari nell'aggiudicazione di un impiego. Un modo, questo, anche per invogliare i giovani a ritrovare fiducia nelle Forze armate e a scegliere una carriera che possa assicurare loro un futuro.

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