La Danimarca non vede il pericolo Indignazione per i fiori al terrorista

La Danimarca non vede il pericolo Indignazione per i fiori al terrorista

È il giorno del lutto e della rabbia a Copenaghen. Il colpo inferto dal ventiduenne palestinese è stato choccante, improvviso. Feroce. Due assalti in poche ore, uno più violento dell'altro. Prima alla caffetteria per soffocare la satira, i vignettisti, gli intellettuali, i registi. E la sinagoga dopo, per colpire gli ebrei. «Gli odiatissimi ebrei», diceva in giro Omar Abdel Hamid el-Hussein. I danesi oggi guardano indietro e contano i danni; le vite perse sì, ma anche quello che si poteva fare e non si è fatto.

Vecchia storia ormai quella delle falle, dei buchi del sistema. Sono morte due persone, ma poteva essere una strage. Si riavvolge il film e il copione sembra uguale a Parigi. Gli attentatori sono uomini già sospettati, noti alle forze dell'ordine, già nel mirino deglli 007. Eppure scivolano tra le trame del sistema e colpiscono al cuore. Così è stato per Omar, nato in Danimarca, da genitori palestinesi, da un padre che oggi si dice «sconvolto». Fermato due volte per possesso di cannabis, Omar era appassionato di kickboxing, fermato una volta in un nightclub con un coltello addosso, una seconda volta con un tirapugni. Nel novembre 2013 il suo reato più grave: l'accoltellamento di un 19enne sulla metro con la condanna a due anni di reclusione. Il tribunale aveva ordinato una perizia psicologica. Lui che si descriveva come «una persona positiva, aperta, socievole e tranquilla» durante la detenzione, i servizi carcerari avevano segnalato la loro preoccupazione per le «opinioni estremiste», per il suo «avvicinamento agli ambienti radicali». E in cella aveva anche espresso il desiderio di andare a combattere in Siria. La segnalazione era giunta ai servizi di sicurezza danese. Il capo dei servizi, Jens Madsen, ha ammesso l'altro ieri che El Hussein era sotto osservazione. Poco prima della prima sparatoria, ha caricato un video sulla sua pagina Facebook in cui elogiava la jihad.

È l'anima di Copenaghen che si sente violentata e persa. Il modello nordico, avvolgente e multietnico, che garantisce sanità, welfare, benessere, è in piena crisi di identità tanto da maledire oggi quei mazzi di fiori lasciati lì dove gli agenti hanno ucciso Omar. La rete prima degli altri, è insorta. La pietà a volte proprio non riesce a farsi spazio perchè sono in molti ora si sentono traditi da chi era stato accolto nella terra che sull'accoglienza aveva fondato la propria identirà, il proprio orgolio di Nazione. Quei mazzi di fiori e candele comparsi sul marciapiede davanti alla casa dove il giovane è morto indigna. El-Hussein, di origine palestinese, era nato e cresciuto in Danimarca, e aveva frequentato le scuole con profitto. Un negoziante arabo ha commentato ai microfoni di France 24 : «Ci sono amici che sono tristi per lui, non che sono d'accordo con quello che ha fatto. Era una persona normale, era bravo a scuola. Poi è finito in prigione e ne è uscito trasformato».

Gli inquirenti lavorano al caso,

era un lupo solitario dicono, e sono stati incriminati i due presunti complici dell'attentatore. «I due uomini sono accusati di aver aiutato il sospetto a pianificare le sparatorie fornendo consulenza e supporto materiale».

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