"Danno alle imprese, l'alternativa è il lavoro nero"

Il numero uno di Confartigianato: "Funzionavano, ora chiediamo al governo regole chiare"

"Danno alle imprese, l'alternativa è il lavoro nero"

Roma - Il tema dei voucher deve uscire dal «balletto» della politica dove è finito già da tempo, subito dopo l'abolizione per legge dei buono lavoro. Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato e ora alla guida di Rete imprese Italia - il patto che unisce Casartigiani, Cna, Confcommercio, Confesercenti e la stessa Confartigianato e rappresenta due milioni di imprese - è preoccupato per lo stallo in Parlamento su manovrina e buoni lavoro. Chiede una soluzione «urgente» per le aziende. Serve uno strumento che sia come i vecchi buoni. Semplice e tracciabile. Se proprio non si vuole vendere dal tabaccaio, che sia disponibile online in una piattaforma curata dall'Inps.

Il governo aveva dato ampie rassicurazioni. Avete avuto contatti con ministri e premier?

«Incontrammo il presidente Gentiloni tre giorni dopo l'abrogazione dei voucher. Dicemmo che come Rete imprese capivamo le ragioni politiche, ma non condividevamo la cancellazione di uno strumento che stava funzionando».

Il sindacato che ha ottenuto l'abrogazione, la Cgil, ha denunciato abusi. Non è vero?

«Difficile definire uno scandalo il fatto che uno strumento previsto per legge venga utilizzato. C'è stato un uso crescente man mano che il voucher si consolidava, ma nel massimo di massimo utilizzo non è arrivato oltre lo 0,23% del monte ore lavorate. Con il voucher il lavoro occasionale aveva finalmente trovato una regola semplice e funzionale, con l'abrogazione questo strumento è venuto meno».

Non c'è il rischio che il sostituto dei voucher faccia concorrenza ai contratti regolari?

«Il voucher è sempre stato la risposta a una realtà che non rientra nelle forme tradizionali di lavoro e non toglie nulla ad altri tipi di lavoro. Se non ci sono i voucher c'è semplicemente più lavoro nero».

Quale strumento vorreste al posto dei vecchi buoni venduti in tabaccheria?

«A noi interessa che resti uno strumento semplice. Ad esempio un buono acquistabile tramite una piattaforma online dell'Inps, quindi controllabile e tracciabile in tempo reale. Chiediamo limiti di importo, che possono essere di 2.500 euro per singolo percepiente e di 7.500 euro per azienda. Posti questi limiti non ne servono altri. In questi giorni abbiamo sentito parlare di limiti di settore. Non vale la pena complicare uno strumento che funzionava».

Perché è diventata una partita politica?

«La Cgil, i promotori del referendum che è stato evitato con l'abrogazione dei voucher, pensa che

riproporre un altro strumento sia un imbroglio. Le imprese hanno invece una necessità straordinaria di non perdere alcune occasione e sono poco interessate ad un balletto politico su questi temi. La soluzione deve essere urgente».

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