"Daremo le basi contro l'Isis". Siamo ufficialmente in guerra

Il ministro della Difesa Pinotti in Aula: "Pronti a fare la nostra parte2. Ma di voto parlamentare non si parla

"Daremo le basi contro l'Isis". Siamo ufficialmente in guerra

Basi italiane e spazio aereo nazionale a disposizione degli attacchi dal cielo sulla Libia, se qualche Paese della coalizione anti-Isis dovesse chiederne l'autorizzazione all'uso. Il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, intervenendo in Aula per rispondere a una interrogazione parlamentare sui bombardamenti Usa sulle postazioni Isis a Sirte, giunte ieri al terzo giorno, spiega che il governo è pronto a fare il suo. Omettendo però di ipotizzare, preventivamente, un passaggio parlamentare sul tema.

Insomma, l'esecutivo di Matteo Renzi promette di ricalcare l'operato del governo D'Alema - ma il lìder Massimo non era da rottamare secondo il premier? - che nel 1999 concesse lo spazio aereo per bombardare la Serbia. Parola di Pinotti: il governo è «pronto a considerare positivamente un eventuale utilizzo delle basi sul territorio nazionale, se dovesse essere funzionale ad una più rapida ed efficace conclusione delle operazioni in corso».

L'annuncio di disponibilità delle basi di Sigonella, Birgi e Aviano, oltre che dell'uso del nostro spazio aereo, è una conseguenza, spiega ancora il titolare della Difesa, della convinzione di Palazzo Chigi che «il successo della lotta tesa alla eliminazione delle centrali terroristiche dell'Isis in Libia sia di fondamentale importanza per la sicurezza non solo di quel Paese, ma anche dell'Europa e dell'Italia». Che fin dall'inizio, aggiunge Pinotti, fa «convintamente parte della lotta anti-Isis». Lo schermo, come noto, è nella «richiesta di aiuto» giunta agli Usa dal governo legittimo di Fayez Al Sarraj e nella risoluzione Onu numero 2259, relativa proprio alla nazione nordafricana.

Quanto all'ipotesi di portare la questione in aula per un passaggio parlamentare, Pinotti ha girato al largo dall'argomento, senza nemmeno sfiorarlo. Due giorni fa il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni aveva concesso che, in caso di decisioni in merito, «ne daremo informazioni al Parlamento». La sua omologa alla Difesa, ieri, si è limitata, invece, a spiegare che al di là della disponibilità offerta, a oggi l'intervento aereo degli Stati Uniti in Libia «non ha finora interessato l'Italia né logisticamente né per il sorvolo del territorio nazionale». Anche se nella base militare di Sigonella, in Sicilia, da giorni è tutto pronto per partecipare al raid. E già martedì rumors parlavano di accordi firmati tra Roma e Washington per l'utilizzo della base, che secondo il generale libico Mohamed al Ghosari, potrebbe essere già stata utilizzata per far decollare i droni Usa.

Di questi accordi il ministro della Difesa non ha fatto cenno, pur confermando la «linea di dialogo aperta sia con la controparte libica che con quella americana». Nel suo intervento in aula, Pinotti ha invece ricordato la «dura battaglia» in atto tra le «forze locali libiche, in particolare quelle che hanno riconosciuto il Governo di Al Sarraj», e «l'Isis, proprio nella regione di Sirte».

L'aiuto a stelle e strisce dal cielo, insomma, oltre a essere «limitato nel tempo e nell'area di operazioni» serve ad alleviare le «grandi difficoltà» dei militari governativi libici, aiutando a identificare i «bersagli militari» e, naturalmente, a colpirli dall'alto. Infatti l'azione, ha concluso il ministro, «non prevede l'utilizzo di forze a terra ed è circoscritta a consentire alle forze libiche di sconfiggere con successo» i tagliagola dell'Isis nel Paese Nordafricano.

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