Alla fine il governo Renzi ha deciso di rivedere al ribasso le stime di crescita e dei principali saldi di finanza pubblica. La decisione è stata presa durante un Consiglio dei ministri iniziato con oltre un'ora di ritardo e che ha aggiornato il Def (documento di economia e finanza) del 2016 definito lo scorso aprile. Un passaggio che dà il via alla fase che porterà poi alla legge di Stabilità e alla manovra di quest'anno.
La crescita del Pil per il 2016 sarà rivista al ribasso: la crescita per il 2016 sarà dello +0,8% (dal +1,2%), mentre per il 2017 si arriver all'1% (sotto il +1,4% previsto ad aprile).
Con una crescita inferiore alle attese l'Italia è costretta quindi a rinegoziare l'impegno assunto con Bruxelles di un deficit all'1,8% del Pil nel 2017. Il rapporto deficit/Pil sarà pari al 2%, ma l'Italia chiederà un indebitamento ulteriore di 0,4 punti percentuali per il sisma e per la gestione dell'immigrazione.
Il governo sta giocando con l'Europa una partita prima di tutto politica con l'obiettivo di strappare nuovi margini di manovra. Di fatto Renzi vuole far leva sulle spese straordinarie da sostenere per i costi della ricostruzione del terremoto e per l'emergenza migranti per ottenere maggior flessibilità. Si tratta di spese che il premier conta di scorporare dai vincoli del Patto di stabilità e che porterebbero alla fine l'indebitamento netto al 2,3-2,4%.
"Gli interventi per il sisma sono di default fuori dal patto di stabilità", ha detto Matteo Reenzi, "L'Europa è gravemente in debito con l'Italia sull'immigrazione".
"La dinamica del debito è ancora insoddisfacente anche se sta andando nella direzione giusta", ha ammesso poi Pier Carlo Padoan, "Il rapporto debito/Pil non scende. Avevo immaginato che sarebbe sceso. Speravo in un po' più di inflazione. Non è arrivata e questo si ripercuote sul debito".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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