Il delitto di Desirée: in manette il pusher romano

Marco Mancini avrebbe procurato i farmaci che hanno ucciso la ragazza. Era pieno di droghe

Il delitto di Desirée: in manette il pusher romano

Preso lo spacciatore di psicofarmaci che hanno ucciso Desirée Mariottini. Marco Mancini, 36 anni, girava per il quartiere Pigneto quando è stato fermato dalla polizia. Era alla fermata della metro C l'amico di Antonella, la sudafricana di 20 anni fra i testimoni dell'agonia della 16enne di Cisterna di Latina morta per overdose dopo esser stata stuprata da una banda di africani. Addosso a Mancini gli agenti hanno trovato 12 dosi di cocaina e psicofarmaci. Come quelli somministrati a Desirée nel container di via dei Lucani, lo stabile occupato da spacciatori nel quartiere San Lorenzo.

Secondo i tossicodipendenti, Marco era il fornitore esperto in pasticche che sottraeva alla madre malata. Avrebbe ceduto lui le benzodiazepine fatali alla giovane. Come quelle rinvenute sulla mensola all'interno della baracca in cui Desirée è stata violentata: il Quentiax 300 (quetiapina), un antipsicotico usato per il trattamento della schizofrenia e del disturbo bipolare o la boccetta di Tranquirit, trovata quasi vuota nei pantaloni della tuta della ragazza. Non solo. Nella catapecchia di in via dei Lucani c'era anche una confezione di Tolep 600, un antiepilettico, e due scatole di Ariprazolo, un antipsicotico.

A stroncare la 16enne, stuprata prima, durante e persino dopo la morte (da un marocchino), il mix di droghe e farmaci. Ma Desirée non aveva preso solo gocce e pasticche. La mattina del 17 ottobre si era «fatta» anche di eroina. A darle i 10 euro per la dose Antonella, una tatuatrice conosciuta giorni prima. «Piangeva perché in astinenza - racconterà Antonella al magistrato -, così le ho dato i soldi per farsi». Stessa cosa il giorno dopo: in astinenza, Desirée torna nella baraccopoli infernale dove ci sono i quattro pusher arrestati. La ragazza è sempre senza un soldo. Il tablet, unico oggetto di valore, glielo avrebbe rubato la congolese Muriel Kafusa («L'ho preso a quella ragazzina, lo vendo a Tor Bella Monaca e così svolto» racconta a un'altra tossica). Per un «pezzo» di crack Desirée concorda una prestazione sessuale con Yusif Salia, «Youssef», il ghanese catturato a Foggia. Poi, stordita dalla droga, viene violentata a turno da Brian Minteh, «Ibrahim», da Gana Mamadou, «Paco» e da Chima Alinno, «Sisco». Desirèe, fatta di eroina e crack, assume anche il metadone. Glielo fanno bere (almeno due dosi) in una bottiglia di vino. Il Tranquirit e il Quentiax fanno il resto. «Sta stirando, cosa devo fare?» chiede alle 24 Muriel Kafusa ad Antonella. «Chiama l'ambulanza» risponde questa.

Ma il 118 verrà chiamato 4 ore più tardi. «Possono esserci coinvolti africani, italiani, eschimesi o chiunque altro: vanno blindati e incarcerati. La normativa sullo spaccio di droga è troppo blanda» commenta il ministro dell'Interno Matteo Salvini.

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