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Ritardi e dietrofront: scoppia la guerra del canone Rai

È una delle misure più tormentate della Finanziaria, voluta dal premier a tutti i costi

Ritardi e dietrofront: scoppia la guerra del canone Rai

Roma - È stata una delle misure più tormentate della legge di Stabilità. Cambiata più volte, tra mille dubbi dei tecnici. Incertezze sul «tesoretto» che porterà alle casse dello Stato. Poco chiaro, fino alla fine, la definizione di chi dovrà pagare e chi no. Cambiate fino all'ultimo minuto le modalità di pagamento e anche la cifra per gli anni a venire. Non si scenderà sotto i 100 euro, come aveva annunciato il premier alla conferenza stampa di 10 giorni fa. Non c'è traccia nella legge dei 95 euro a partire dal 2017.

Ma la riforma del canone è stata una misura fortemente voluta da Matteo Renzi. Da subito chiara l'intenzione di costruirci un colpo di teatro, da affiancare all'eliminazione della Tasi sulle prime case. Il titolo del relativo articolo della «Finanziaria» approdata ieri al Quirinale è «riduzione del canone Rai».

Buona parte del ritardo della legge di Stabilità, approdata solo ieri al Quirinale, è dovuta proprio alla definizione delle nuove modalità di pagamento del canone (in bolletta). I tecnici del ministero dell'Economia non erano pronti ad applicare una misura alla fiscalità generale. Né, tantomeno, a sbrogliare i tanti nodi sollevati dal cambiamento.

Complesso applicare una tassa come il canone ad un'utenza del tutto diversa, quella delle compagnie di energia elettrica. Difficile capire chi deve pagare in caso l'intestatario della bolletta sia diverso dal proprietario, o non abbia la dimora principale nell'immobile dove si trova la televisione.

La risposta del premier ai tecnici è stata che la misura andava comunque fatta. Fino all'ultimo sono cambiate le modalità di pagamento. Spalmata su più bollette; in due rate. Infine, nella ultima bozza, in un'unica soluzione nella prima bolletta dell'anno. Salvo poi precisare che successivi decreti potranno introdurre le rate.

Entrerà nel conto di un bimestre, insieme all'energia elettrica, ma sarà tenuta distinta dalle altre voci della bolletta. Esentasse, nel senso che non diventerà reddito delle compagnie elettriche (che comunque non vedono di buon occhio la norma). Per chi ha la domiciliazione, il prelievo sarà automatico. Chi non paga, rischia ripercussioni anche penali.

Anche sull'entità del canone non è stato facile arrivare a un punto fermo. Per il 2016 Sono 100 euro all'anno, al posto dei vecchi 113,50. Renzi aveva annunciato che, grazie alle maggiori entrate previste, negli anni successivi la cifra sarebbe scesa: 95 euro, già dal 2017. Ma anche lì le cose si sono complicate. Nelle ultime versioni della legge di Stabilità, non c'è traccia un ulteriore ribasso. Si stabilisce invece che, fino al 2018 le «eventuali maggiori entrate» vadano al fondo per la riduzione della pressione fiscale.

Decisione motivata dal fatto che lo stesso fondo è stato ridotto dalla legge di Stabilità. E anche dal fatto che non si può prevedere quanto porterà al fisco il nuovo canone. Le simulazioni dei giorni scorsi davano un tesoretto di 500 milioni. Calcoli fatti su un recupero totale dell'evasione che avrebbe portato le entrate da canone dai 1,7 miliardi del 2015 ai 2,2 miliardi del 2016. In realtà non è scontato che le cose vadano così. Comunque quelle risorse non andranno alla Rai.

Né a investimenti destinati al settore delle Tlc, ma al fondo taglia tasse. Che è diventato una specie di bancomat.

Tanto che la dotazione per il 2016, viene ridotta dalla stessa legge di Stabilità che riforma il canone, di 809,6 milioni di euro sono per il 2016.

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