Milano - Lei, 92 anni, non intendeva per nessun motivo condividere con l'unico figlio e con il Fisco il proprio ingente patrimonio che si aggira intorno ai 95 milioni di euro. L'erede, al contrario, ha reclamato la propria parte del tesoro di famiglia. È nata da un esposto presentato da quest'ultimo nel febbraio del 2018 la disputa legale che ha portato alla condanna a una pena, patteggiata e sospesa, di otto mesi della ricca signora milanese (oltre che del suo fidato commercialista, 6 mesi più una multa di 45mila euro). E alla restituzione all'Agenzia delle entrate di quasi 15 milioni, compresi interessi e sanzioni: un record per una sola persona.
La famiglia, si intuisce, è di quelle dell'alta borghesia milanese. I coniugi Gavazzi hanno fatto fortuna con un'attività commerciale di alto livello durata decenni. Il loro nome era legato a una catena di negozi che vendeva in esclusiva cravatte delle gradi griffe. Quando il marito della signora Anna Maria, Aldo Gavazzi, alla fine degli anni Ottanta si ammalò e poi morì, lei decise di liquidare tutto. Le indagini, coordinate dal pm Paolo Storari e affidate alla Guardia di finanza, hanno riguardato in particolare il periodo degli ultimi cinque anni durante i quali l'anziana avrebbe «simulato» di essere residente prima in Svizzera e poi a Londra «al fine di evadere le imposte sui redditi». Diventando di fatto una «latitante fiscale».
Secondo gli accertamenti riportati nella sentenza del gip Guido Salvini, la donna avrebbe invece stabilmente abitato con il nuovo compagno nell'appartamento di famiglia da otto stanze a due passi da Montenapoleone. Come ha denunciato il figlio Andrea Gavazzi, che ha anche assunto un investigatore privato, ci sarebbe stato un «progressivo occultamento del patrimonio» attraverso società schermo e un sistema di trust. Agli atti dell'inchiesta sono finiti tabulati telefonici, utenze di gas e luce, viaggi in auto in Svizzera con contanti al seguito (regolarmente dichiarati) e con permanenze di poche ore. Ancora: la frequentazione da parte della signora Anna Maria della palestra Down Town di piazza Cavour, una delle più prestigiose della città, con abbonamento attivo fino all'agosto del 2015. Infine lo «Spesometro», che riporta in gran parte acquisti medici, farmaceutici, fisioterapici, «tipici di chiunque usi stabilmente risiedere in un luogo». Vengono citati anche messaggi scritti dall'anziana, come quello in cui afferma la necessità «che il patrimonio, che ho guadagnato e non trovato, sia al riparo da miei eredi (...) e da pretese fiscali ingiustificate italiane e svizzere».
Il versamento mostre al Fisco, da oltre 14,5 milioni di euro, è stato fatto a gennaio scorso. Grazie alla procedura conciliativa il debito tributario è stato estinto. Al figlio sono andati circa 3,6 milioni. Il giudice riconosce alla signora, che è incensurata, «completa collaborazione» negli accertamenti fiscali, che per questo motivo sono stati «straordinariamente brevi». Non solo.
La vedova devolve regolarmente grosse cifre a istituzioni sanitarie e, istituendo un trust, ha disposto che il suo patrimonio vada a «enti di assistenza pubblica e privata». Vale a dire che anche di questa parte del tesoro di famiglia il suo unico figlio non vedrà un centesimo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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