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A destra non serve l'uomo solo al comando

A destra non serve l'uomo solo al comando

C'è un uomo forte al comando, che soddisfa quel bisogno di tanta parte del nostro Paese di sentirsi rassicurata da uno che provvede, che guida. Sì, anche se non guida da nessuna parte. Perché in fondo, sentirsi guidati e andare da qualche parte non sono poi esattamente la stessa cosa, non rispondono al medesimo bisogno. Magari, proprio chi non vuole andare in nessun posto cerca il conforto di una guida forte, che dal canto suo interpreta tanto bene il compito che agisce da condottiero, senza condurre.

Questo spazio politico e i suoi occupanti (eletti ed elettori) vengono etichettati come destra, ma non lo sono. Ricordano piuttosto molti aspetti del fascismo, quelli meno nobili e più umilianti, che appunto con la destra avevano poco a che fare. La destra non si sente rassicurata da un uomo forte, bensì da istituzioni forti, da uno Stato forte per la solidità delle norme che lo regolano, al cui cospetto tutti i suoi esponenti si inchinano.

Dopo Minghetti (1876) la destra al governo in Italia non c'è più andata. Eppure gli italiani di destra non sono mai mancati. Moltissimi nell'anonimato quotidiano delle persone perbene, ma alcuni molto noti, come ad esempio Giorgio Ambrosoli, che non volle piegarsi alle pressioni del Palazzo, che aveva il potere, sì, ma stava dalla parte del torto perché aveva violato le regole e non si fa. Questa destra un suo spazio politico ce l'ha, tra quelli che non condividono politiche più orientate a sinistra, come pure tra quelli che ormai hanno rinunciato ad esprimersi. Sono elettori che non ci stanno a mettere le uova in un solo paniere, dando le chiavi dello Stato a una sola persona, preferendo un sistema di pesi-e-contrappesi. Sono elettori che credono nei valori della democrazia liberale, figlia dell'illuminismo. Tendono a conservarne le fondamenta, laddove i liberal cercano di rimescolarle, entrambi però assolutamente dentro l'alveo delle regole e delle istituzioni.

Questa idea di società appare semplice e evidente, se solo ci si lascia alla spalle quel benedetto 900, che doveva essere breve e invece pare non voglia andarsene. Ha imposto le sue categorie assolute, di fascismo e comunismo, sostituendole a quelle tipiche delle democrazie liberali a economia di mercato, appunto la destra conservatrice e la sinistra liberal, incarnata dai democratici americani e dai socialdemocratici europei. Ma adesso basta. Se non per tutti, per tanti. Quanti?

Che uno spazio simile in Italia sia un pascolo o una prateria non si può sapere se uno non inizia a tastare il terreno. Una figura giovane, che possa dare l'idea di guardare al futuro con l'energia di chi ci sarà. Una figura che piaccia, come è giusto che sia oggi, ma senza sedurre, anzi con eleganza e pudore. Che si mostri preparata e volenterosa di esserlo, perché la sostanza del fare supera l'effetto degli annunci. Non è necessario che sia del Sud, di quel Sud simil-napoletano, vispo e lateral, anche se non guasterebbe. Quello che invece sarebbe irrinunciabile è una spiccata abilità nel comunicare senza infiammare i toni ma anzi rassicurando. Dicendo a quegli elettori un po' orfani di offerta che sì, una destra come si deve ci può essere. Dovrebbe avere quella attitudine, tipicamente femminile, di occupare con decisione e fermezza una posizione ed una sola, senza quell'inclinazione a tenere il piede in due scarpe che invece amano i gregari portatori d'acqua.

Se poi si chiamasse Mara, beh sarebbe perfetta.

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