Da destra a sinistra i compromessi costano

Da destra a sinistra i compromessi costano

I compromessi si pagano cari. Da questo punto di vista le elezioni bavaresi sono il chiaro segnale del malcontento dilagato da destra a sinistra. I primi a scoprirlo sono i socialisti della Spd, dimezzati da un elettorato deciso a far pagar loro un'alleanza di governo con la Csu e Cdu continuata anche quando Angela Merkel ha rivisto le sue aperture ai migranti. Sul fronte opposto va solo un po' meglio. La Csu accusata, al contrario, di non aver fermato la Cancelliera quando ha aperto le porte all'incertezza e al disordine sociale sprofonda dal 48% al 35,5%. La duplice lezione ha, però, sfumature e prospettive diverse. La batosta dell'Spd è di quelle senza ritorno. Mentre i socialisti diventano marginali, i Verdi si trasformano nella forza egemone della sinistra. E guardano non solo al governo della Baviera, ma anche a quello della Germania e dell'Europa. Alla Csu, resta invece qualche spazio per il recupero del tradizionale elettorato di centrodestra bavarese.

La grande paura di una trasmigrazione in massa verso la destra euroscettica dell'Afd è stata in parte contenuta. Il gruppo anti-europeista capace solitamente di raccogliere più di quanto rilevato dai sondaggisti non si è schiodata dal previsto 10/11%. Un risultato che le permette di entrare nel Parlamento regionale senza però determinare autentiche rivoluzioni. Certo il fatto che il 28% di chi la vota provenga dall'elettorato cristiano-sociale fa capire quanto abbia influito il connubio con una Cdu della Merkel che il capo della Csu Horst Seehofer ha tardivamente cercato di rivedere una volta nominato ministro degli Interni. Un ritardo che Seehofer, già pronto a «discutere il proprio futuro politico», rischia di pagare di persona. A differenza dei socialisti, la Csu e i suoi capi possono ancora sperare. Il crollo dal 48% al 35,5% è sicuramente traumatico, ma meno letale di quella discesa verso l'inferno del 30% anticipato dai sondaggisti. Anche perché se un elettore su tre ha cercato riparo nell'Adf, molti di più hanno parcheggiato il proprio voto in quella riserva dell'insoddisfazione conosciuta come «Freie Waehler» ovvero «liberi elettori».

Il balzo al 10,5% di una formazione scelta tradizionalmente dagli scontenti di centrodestra dimostra come molti degli elettori perduti dalla Csu diffidino dagli estremismi. Chi però guarda a un'alleanza Csu-Verdi replicabile, a livello federale, assieme alla Cdu o con il Partito Popolare Europeo a Bruxelles, dovrà far molta attenzione al «fattore compromesso». I Verdi, prima di accettare la rischiosa alleanza, si guarderanno bene dal ripercorrere gli errori che hanno sotterrato i fratellini dell'Spd.

E a Bruxelles il più prudente nel rimpiazzare i socialisti con i Verdi sarà Manfred Weber, che prima di essere il candidato alla guida della Commissione Europea è un dirigente della Csu vittima dei compromessi di Angela Merkel.

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