Q uando in Veneto pronunci Gorgo al Monticano le persone ancora sbarrano gli occhi. Un comune di appena quattromila abitanti, della provincia di Treviso, quasi ai confini con la provincia di Pordenone che sarà ricordato come il paese dove dieci anni fa, nella notte tra il 20 e il 21 agosto 2007 si compì l'orrore. Un vero e proprio massacro di una coppia di coniugi perpetrato con tutta la violenza e la ferocia possibile e immaginabile da tre, o forse quattro boia. Un romeno e due albanesi, il quarto uomo rimane ancora un mistero. È il massacro dei coniugi Pelliciardi. Guido Pelliciardi, mantovano, all'epoca 67 anni e la moglie Lucia Comin, pordenonese, 61 anni, da cinque mesi erano i custodi di una villa di industriali, i Durante, che quella notte erano in vacanza. I coniugi erano nella dependance quando vennero barbaramente martoriati e uccisi.
Da allora dieci anni sono passati e a vedere quella villa sopratutto di sera, si percepisce ancora l'odore della paura, del massacro e quel puzzo di sangue e morte. Una villa avvolta dagli alberi, con un viale per accedervi e un cancello che indica zona sottoposta a vigilanza. Ma soprattutto, nonostante l'efferatezza del crimine, dopo dieci anni, il figlio, Daniele Pelliciardi, che all'epoca era proprio la guardia giurata della centrale operativa che quella sera ricevette la chiamata, di quel risarcimento, quantificato in un milione e 200 mila euro, non ha visto un solo centesimo. Zero. Nonostante abbia fatto causa allo Stato.
Quella sera Daniele Pelliciardi ricevette una chiamata dal collega Luigi Trezza che controllava villa Durante perché aveva riscontrato qualcosa di strano. Trezza si era insospettito per la luce accesa e la porta aperta nell'alloggio dei coniugi. Allora Pelliciardi chiese al collega di andare a vedere perché lì abitavano i suoi genitori. Fu proprio Pelliciardi a chiamare l'ambulanza e i carabinieri prima di giungere sul posto. Mai visto niente di simile, dissero coloro che arrivarono. Alcuni soccorritori si sentirono male per la scena della mattanza ricostruita dal medico legale Massimo Montisci. Centottanta colpi di cacciavite e di spranga inferti, lui con una vertebra spezzata, lei con il cranio fracassato. Entrambi costretti ad assistere l'uno alle sevizie dell'altro che subirono per circa mezz'ora. I corpi vennero trovati alle tre di notte. Lei violata nelle parti intime anche con una spranga o forse una bottiglia. Da quel momento il Nordest conobbe il terrore e su quel pezzo di Veneto ai confini con il Friuli, piombò l'angoscia.
Nulla di così grave era mai stato sentito fino ad allora. I responsabili, ribattezzati «Le belve di Gorgo» vennero individuati e il 4 settembre 2007 si procedette alla cattura: il basista, Alin George Bogdaneanu, 20 anni operaio alla Inipress della famiglia Durante; l'istigatore, Naim Stafa, 33 anni con precedenti per rapina, droga e armi e l'esecutore Artur Lleshi già condannato per violenza sessuale e uscito dal carcere l'anno prima grazie all'indulto. Lleshi poi si è suicidato in carcere a 33 anni. Oggi restano due condanne definitive a 18 e 30 anni rispettivamente per Bogdaneanu e per Stafa, il mancato risarcimento, il mistero del quarto uomo e quel clima di paura che ancora si percepisce.
Daniele Pelliciardi in seguito al massacro dei genitori, ha cambiato lavoro. Il 15 settembre alle 21.30 a Gorgo ha organizzato un concerto per ricordare i suoi genitori. «Ho cambiato subito lavoro racconta al Giornale non si è in grado di fare certi lavori se non si è lucidi e senza rancore per nessuno. Poteva diventare pericoloso per me e per gli altri. La paura oggi è che possa succedere qualcosa ai miei figli (oggi di 19 e 20 anni ndr) come tutti i padri. Credo che qualsiasi condanna non sarà mai sufficiente. Un giorno ci sarà una giustizia». Di quel risarcimento chiesto non ha visto un soldo.
«No, niente. I miei genitori erano nullatenenti. Due anni fa abbiamo fatto causa allo Stato ma il giudice ha deciso così. E sul fatto che il risarcimento arrivi non ci sono speranze. Questo possiamo aspettarci dallo Stato: niente».
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