
Su queste colonne un paio di giorni fa sono state estesamente riportate le dichiarazioni di Francesco Saverio Vinci, direttore generale di Mediobanca, sulle conseguenze del risultato dell'Opas Montepaschi e sulle prospettive.
Quel che ha detto Vinci, innanzitutto con la previsione che con la prossima riapertura dell'Opas le adesioni potranno arrivare all'80%, è stato variamente commentato. Ci si è anche concentrati sull'adeguatezza di quanto viene pagato dal Monte per l'acquisizione che Vinci, a differenza di quanto dichiarato dal ceo Alberto Nagel, considera un prezzo alto, mentre mostra di orientarsi verso un giudizio positivo sull'ipotesi della fusione tra i due istituti che, invece, Nagel ha considerato molto negativamente. Insomma, ci si chiede se si tratti di un caso, come direbbero i giuristi, di "melius re perpensa" anche se sopravviene dopo un risultato negativo avverso della competizione. Certamente, però, è difficile ritenere che si tratti di una folgorazione sulla via di Siena o, peggio, di captatio benevolentiae, trattandosi di persona molto competente e intellettualmente autonoma; ed è allora possibile che una dialettica al vertice esistesse già nei mesi scorsi e che ora, a giochi conclusi, può essere manifestata. Saremmo inoltre curiosi, perciò, di conoscere se e in quale modo vi sia stata eventualmente dialettica pure per la promozione della poi fallita operazione Banca General, apparsa diffusamente come difensiva. Comunque, le dichiarazioni di Vinci, che pure danno adito a diverse congetture non tutte positive, sono utili, anche per la realizzazione di un clima diverso con il personale di Mediobanca di cui sono apprezzate le doti e l'impegno e certamente sarà valorizzato, con un'ampia partecipazione, dalla grande esperienza del ceo di Mps, Luigi Lovaglio. Bisogna sempre ricordare che Raffaele Mattioli, al vertice della Comit, il vero fondatore di Mediobanca, dichiarò di volere con essa un istituto "della Comit e per la Comit". Dunque, il caso Montepaschi non è isolato. Poi il decreto luogotenenziale del 1946 ampliò in maniera eccezionale l'ambito operativo della nascente banca.
Oggi, naturalmente, i tempi sono completamente diversi, ma è opportuno ricordare come si sono storicamente combinate, anche per Mediobanca, iniziative private ed iniziative dei governi che hanno contribuito a farla crescere e le hanno dato per molti decenni uno status da monopolista nel sistema. Chi contesta pregiudizialmente l'intervento pubblico in economia, deve considerare ciò anche in relazione al Montepaschi al quale il decisivo impulso per il rilancio negli anni più recenti fu dato nel 2017 dal governo Gentiloni , previe iniziative della Banca d'Italia, con la ricapitalizzazione precauzionale pubblica. Poi sono seguite altre misure pubbliche per la capitalizzazione.
Ora, se in questo che per Mediobanca è un vero passaggio epocale, si manifestano posizioni come quelle dell'interno Vinci, a meno che non siano un mero effetto band wagon, vanno attentamente ascoltate, sia pure nell'ambito di un piano in cui non mancheranno, come sempre e giustamente avviene, ampi mutamenti negli incarichi e nei ruoli.
Alla nuova governance, si attui la concentrazione o si mantengano i due Istituti distinti, spetterà il compito di dimostrare con i risultati i progressi che si realizzano rispetto allo status quo e non solo in termini di crescita di valore per l'azionista, ma nel sostegno di famiglie imprese e nella tutela del risparmio, che costituiscono la primaria ragion d'essere di una banca o di un gruppo bancario.