Prende le difese di un'amica, infastidita da un 34enne che le rivolgele con insistenza apprezzamenti anche pesanti. E in un attimo si scatena la rissa. Marco Vinci, 22enne di Canicattì (in provincia di Agrigento) viene ucciso così, con una serie di fendenti sferrati all'addome, per aver voluto fermare le molestie all'amica.
Pensare che quella di sabato era una serata tranquilla. Come già accaduto in tanti altri weekend, Marco, dopo una settimana di lavoro da bracciante agricolo, voleva rilassarsi e divertirsi in un pub della città in compagnia di amici. Lo scorso sabato era una serata spensierata fin quando non è arrivato il 34enne Daniele Lodato, anche lui di Canicattì, che, stando ai racconti dei testimoni sentiti dai carabinieri, ha preso di mira un'amica 38enne di Marco. Gli apprezzamenti si sono fatti assai pesanti. Sembra che il pressing di Lodato sulla donna fosse davvero insopportabile e interminabile tanto che a un certo punto è intervenuto Marco. Ha preso le difese della sua amica senza pensarci due volte. È volata qualche parola di troppo tra i due, con l'invito a Lodato a farsi da parte. E ne è nata una rissa tra i due giovani.
Dopo lo scontro verbale, Lodato si sarebbe allontanato. È in quel frangente che potrebbe essersi procurato il coltello con cui ha poi colpito più volte la vittima nella centralissima piazza Dante. Per Marco, immerso in un lago di sangue, non c'è stato nulla da fare. Non ha avuto scampo. È morto durante il tragitto su un'autoambulanza del 118 verso l'ospedale «Barone Lombardo».
Sulla vicenda indagano i carabinieri di Canicattì che, dopo avere ascoltato la 38enne e diversi testimoni, hanno fermato l'assassino. Lodato era già noto alle forze dell'ordine: nel 2011 era stato arrestato per droga insieme con altri ventitré soggetti nell'operazione denominata «Panis» condotta dai carabinieri della Compagnia di Canicattì che ha azzerato una rete di spaccio di sostanze stupefacenti tra Canicattì, Racalmuto e Grotte.
Il 34enne dopo avere ucciso Marco era rientrato tranquillamente nella sua abitazione per andare a dormire. Forse non pensava di essere stato visto o che qualcuno avrebbe avuto il coraggio di testimoniare contro di lui. È in casa che l'hanno trovato i militari dell'Arma che lo hanno prelevato per condurlo in caserma per interrogarlo.
«Ancora una volta le strade di Canicattì sono macchiate di sangue. Siamo profondamente addolorati, dispiaciuti, amareggiati per questa barbarie così inumana. Non è concepibile che un fratello alzi la mano contro un altro fratello. Si ripete ancora la storia di Caino e Abele». Così don Giuseppe Argento, vicario foraneo di Canicattì. «Siamo profondamente colpiti e dispiaciuti che un giovane abbia perduto la vita per mano di un altro giovane ha aggiunto -. Condanniamo questo delitto». Il sacerdote ha invitato tutti quelli che hanno visto o sanno qualcosa a rendere testimonianza ai carabinieri perché si faccia giustizia per questa giovane vita spezzata anzitempo».
E ha auspicato che la processione, che si è svolta ieri sera, sia penitenziale «perché il Signore liberi la città e le famiglie dal male» e che i giovani ritornino a Dio. «Allontanandoci da Dio entra nel cuore dell'uomo il non Dio, cioè ha detto tutte quelle cattiverie che possano esistere sulla faccia della terra».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.