Cronache

Il disabile torturato per svago: "A Carnevale blitz in maschera"

L'anziano era morto dopo il pestaggio della baby gang. Arrestati altri 8 minorenni. Un altro invalido nel mirino

Il disabile torturato per svago: "A Carnevale blitz in maschera"

Taranto Indossavano le maschere di carnevale. Poi impugnavano i bastoni e si ritrovavano tutti laggiù, dinanzi alla porta di quell'abitazione affacciata sulla stradina, là dove viveva il pensionato finito nel mirino degli aguzzini di un paese rimasto a lungo sordo e indifferente; poi entravano in casa e cominciavano i pestaggi: lo picchiavano e lo insultavano, urlavano e sghignazzavano. E filmavano, documentavano l'orrore come fosse un macabro souvenir da mostrare agli amici o riguardare per farsi qualche risata, immagini che rimanevano scolpite sugli smartphone e viaggiavano sulle chat create per vantarsi. Sono gli ultimi drammatici particolari emersi nell'inchiesta sulle sevizie inflitte ad Antonio Cosimo Stano, morto a 66 anni il 23 aprile a Manduria, poco più di trentamila abitanti, provincia di Taranto, dove ieri la polizia ha eseguito altre nove misure cautelari nei confronti di un maggiorenne e otto minorenni (di questi sei trasferiti in carcere e due in comunità): sono accusati a vario titolo di tortura, lesioni, danneggiamento e violazione di domicilio aggravato, reati contestati con riferimento a due aggressioni avvenute il 3 e 5 marzo. Ma nell'inchiesta figura anche il pestaggio di un disabile di 53 anni: era il primo aprile, i banditi hanno infierito con pugni e calci strappandogli due incisivi.

Il dramma di Stano è andato avanti per anni. Lui, pensionato dell'Arsenale militare sofferente di un disagio psichico, ormai aveva perso le speranze e si era lasciato andare dopo le continue incursioni: non mangiava né usciva più, viveva nel terrore e si sentiva isolato, è morto in ospedale dove era ricoverato da alcune settimane per astenia e stato confusionale. Per lungo tempo il 66enne è stato in balia di diversi giovani aguzzini, come già emerso nell'operazione che il 30 aprile ha portato al fermo di altri otto ragazzi riuniti in un gruppo chiamato «comitiva degli orfanelli». Questa volta invece le indagini riguardano una gang che aveva il nome di «Ultima di Carnali» («Ultima di Carnevale»).

Agli atti ci sono le immagini e gli audio contenuti negli smartphone. Una delle aggressioni è stata compiuta il martedì grasso. «Che carnevale, il pazzo è impazzito il triplo», commentavano in dialetto gli aguzzini dopo il raid. Poi si mettevano in posa con il pollice alzato come se avessero partecipato a una semplice festa in maschera, si scattavano qualche foto da condividere sulla chat, documentavano quelle che per qualcuno erano prove di coraggio utili per scalare posizioni nel gruppo. Proprio il sequestro dei telefonini è stato determinante per le indagini insieme alle dichiarazioni di alcuni degli indagati. «Con amarezza commentiamo il secondo atto di una storia agghiacciante», dice il procuratore di Taranto Carlo Maria Capristo. Il quale lancia un appello alle famiglie e rivela di essere stato «turbato tantissimo» da quanto riferito dalla madre di uno dei minorenni fermati nella prima operazione. «E questi che devono fare? Non hanno nulla da fare», ha detto la donna al magistrato.

Quando «è così afferma il procuratore non c'è speranza e bisogna muoversi con il pugno di ferro».

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