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Il dl Aiuti e l'autogol sull'Irpef

​La decisione di permettere ai comuni più indebitati (oppure con deficit annui particolarmente alti) di alzare l'Irpef obbliga a sviluppare qualche considerazione

Il dl Aiuti e l'autogol sull'Irpef

La decisione di permettere ai comuni più indebitati (oppure con deficit annui particolarmente alti) di alzare l'Irpef obbliga a sviluppare qualche considerazione.

In effetti è positivo che gli enti locali possano disporre di margini di manovra, come sono appunto quelli assicurati dalle addizionali. Con il cosiddetto «decreto Aiuti», a Milano, Firenze, Roma, Venezia e in altri comuni sarà possibile aumentare l'addizionale comunale anche oltre l'8 per mille: il che potrebbe spingere il sistema tributario verso un assetto più federale, responsabilizzando le amministrazioni locali. L'Italia ha bisogno di lasciarsi alle spalle quella finanza derivata che fa affluire le risorse a Roma e poi le distribuisce secondo i criteri più contestabili e clientelari.

La penisola è stata grande quando ogni città ha cercato la propria strada verso il progresso e la civiltà: come al tempo dei Comuni e nella prima età moderna. Se oggi riscoprissimo quella libertà di governo, s'innesterebbe una competizione tra giurisdizioni che porterebbe capitali, imprese e famiglie a spostarsi dove i servizi sono migliori e le imposte più basse. In tal senso, la capacità di decidere a livello comunale una parte dei tributi si muove nella direzione giusta.

Al tempo stesso va aggiunto, però, che le ombre sono più importanti delle luci. Infatti, questa possibilità da parte dei sindaci di incassare maggiormente dovrebbe essere accompagnato da un ritrarsi del potere centrale. Se vogliamo dare più libertà d'azione ai comuni com'è giusto che sia dobbiamo al contempo tagliare le spese e le imposte decise dal governo. Altrimenti ne risulterà solo un incremento della pressione fiscale, a causa di uno Stato che non sa eliminare gli sprechi, non sa restituire alla periferia la gestione di una serie di servizi, non sa valorizzare la creatività delle imprese e dei corpi sociali.

È anche significativo che la misura sia stata riservata alle amministrazioni gravate dai maggiori debiti e deficit. Siamo dinanzi, insomma, a una misura che cerca di obbligare i comuni peggio gestiti, obbligandoli a farsi carico in proprio dei problemi. Non c'è però alcun quadro strategico volto ad accrescere l'autonomia, la capacità di gestione e la concorrenza.

Dati simili premesse, l'effetto da attendersi è più che altro un aumento della pressione fiscale: proprio l'ultima cosa di cui avremmo bisogno.

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